Scrivevo tempo fa dell’errore capitale dei genitori che sottovalutavano l’importanza dello sport per i loro ragazzi. E di questi ultimi, diventati a loro volta genitori, che hanno snobbato la rilevanza delle competenze informatiche per i loro figlioli, condannati alla rincorsa futura.
Scommetto con sicurezza che la prossima generazione di genitori fraintenderà similmente il valore di un’altra attività: il gioco. Nello specifico, il videogioco.
Il Wall Street Journal ha pubblicato un lungo articolo su recenti studi scientifici in materia, che inizia così:
A growing body of university research suggests that gaming improves creativity, decision-making and perception. The specific benefits are wide ranging, from improved hand-eye coordination in surgeons to vision changes that boost night driving ability.
I videogiocatori decidono il 25 percento più rapidamente di chi non gioca, a parità di precisione. Pare che i gamer riescano a fare attenzione a sei cose per volta senza andare in confusione, mentre la media comune è quattro. Le donne che videogiocano migliorano la manipolazione mentale di oggetti 3D, tradizionale feudo maschile.
L’esempio che fa più impressione riguarda uno studio di tre anni su 491 studenti di scuola media. Più praticano videogiochi, più eccellono nei test di creatività. Progresso rispetto al quale l’uso generico di computer, di Internet o di cellulari è del tutto neutrale.
Allora tutti a disintegrare alieni invece che studiare lettere e matematica? Ovviamente no. Solo lati positivi nei videogame? Naturalmente no.
Troppo sport fa male, l’uso eccessivo di computer è deleterio.
Giusto preoccuparsi che il pargolo giochi troppo; e che non giochi abbastanza.