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Purezza antitecnologica

03 Novembre 2014

Purezza antitecnologica

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Software talmente libero che non ne se vuole l'ampia diffusione e computer così nuovi da essere visti come strumenti del Male.

Ho scaricato – e pagato con un tweet, cosa che invito tutti a fare – l’ebook Un viaggio chiamato LibreUmbria, riguardante le tappe di un cammino che ha portato alcune amministrazioni umbre all’adozione di software libero.
Una mailing list che seguo pubblicava intanto una richiesta di commenti su un articolo di Infowars sull’atteggiamento delle élite della tecnologia, che limitano l’uso della tecnologia stessa da parte dei propri figli.
L’ebook di Libreumbria è impegnativo da leggere e fa capire il lavoro necessario per portare l’amministrazione pubblica a fare la cosa giusta, ignorando il canto delle sirene proprietarie e monopoliste già responsabili di danni e sprechi pubblici più che a sufficienza. Lavoro da svolgere sia verso il pubblico che verso la comunità. Come racconta Italo Vignoli:

La comunità italiana di OpenOffice, costituita in associazione, si era schierata apertamente a favore di Oracle e IBM, e aveva intrapreso un’azione di attacco a tutto campo contro The Document Foundation e LibreOffice, per cui – nella primavera del 2012 – il numero di coloro che si erano schierati a favore di LibreOffice in Italia era veramente esiguo.

L’articolo di Infowars è un minestrone di luddismo, complottismo e presunta denuncia sociale, che mescola con disinvoltura presunti legami tra uso di tavolette e disturbi autistici nei bambini, l’immancabile insinuazione del wireless cancerogeno, una trama per svuotare di importanza il ruolo degli insegnanti e un altro piano segreto che mira diritto agli studenti:

Il fatto che i miliardari limitino consciamente il tempo dedicato dai figli agli schermi digitali e li facciano studiare fuori dalla scuola pubblica, mentre promuovono al tempo stesso l’una e l’altra cosa presso la gente comune, dovrebbe essere il segnale d’allarme di un complotto deliberato teso a creare una futura forza lavoro composta da americani instupiditi.

I commenti sul sito di LibreUmbria sono occupati da una polemica sterile contro la diffusione dell’iniziativa attraverso i social media. Posizione fuori dal mondo. Le reti sociali hanno un prezzo, ma offrono visibilità indispensabile anche per il software libero. Stupisce che non venga capito.
Ricordo distintamente, anche se manco di prove materiali, un articolo su un linus degli anni settanta dove si teorizzava che i videogiochi da bar come Xevious avessero la funzione di preaddestrare una generazione futura di piloti da combattimento. Il pezzo di Infowars ne è una continuazione ideale, sul filo rosso dell’ideologia gratuita e del sentire antitecnologico a priori. Posizioni il cui seguito, sempre oltremisura e oltre logica, sorprende.
La costante fatica dell’affermare il software libero è una funzione della mancanza di cultura tecnologica. Esattamente come l’idea che i computer a tavoletta preparino la strada a una forza lavoro asservita. Occorrono più cultura tecnologica e anche più tecnologia. Ovviamente da usare in modo equilibrato: nozione questa lacunosa sia nei paladini del software libero tanto puro da restare sconosciuto, sia nei sostenitori di cospirazioni planetarie costruite su iPad o Galaxy Tab.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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