Vi è mai capitato di trovare un articolo scientifico sul sito di una rivista specializzata e, nel fare clic sul pulsante download, veder comparire un messaggio in cui si richiede di pagare l’articolo o un abbonamento alla testata?
In verità, ormai, buona parte delle riviste scientifiche internazionali sta cogliendo l’importanza di lasciare libero l’accesso ai suoi archivi digitali; tuttavia capita che sia davvero difficile reperire articoli senza passare dal proxy di qualche università o centro di ricerca accreditato, o senza pagare per l’accesso al singolo contenuto. E se anche una raffinata ricerca sui principali motori (soprattutto su Google Scholar) non ci porta al file, significa che quel contenuto è stato davvero messo ben sottochiave.
È in questi casi che diventa utile il pulsante open access, un arguto progetto open source supportato da Medsin-UK e dalla Right to Research Coalition. La mission di Open Access Button, sintetizzabile nel motto tracciare e mappare l’impatto dei paywall un clic alla volta, è articolata in tre obiettivi fondamentali:
- Uno strumento che dettaglia in quantità e qualità la carenza di accesso alla letteratura scientifica
- Uno strumento per il settore pubblico e per i professionisti che consenta di accedere più facilmente all’attuale panorama della letteratura scientifica
- Creazione di una piattaforma per ulteriore innovazione
Dal punto di vista tecnico, il pulsante altro non è che un bookmarklet da aggiungere al proprio browser e su cui cliccare tutte le volte che ci troviamo davanti a un accesso riservato. Cliccando, il browser apre una finestra laterale in cui è possibile inserire alcuni dati essenziali sull’articolo e sul motivo della nostra esigenza di leggerlo, per inviare tali dati ai gestori del servizio. In questo modo, da un lato Open Access Button permette di tenere traccia dei casi di closed access, dall’altro si riserva di rispondere alla nostra segnalazione con informazioni più precise per reperire comunque l’articolo, come ad esempio un link sconosciuto ai motori di ricerca.
Quando lo strumento si diffonderà (e – lasciatemelo dire – diventerà anche meno macchinoso), saranno tempi duri per gli editori di riviste scientifiche a pagamento. Va detto infine che, trattandosi di un progetto open source anche dal punto di vista della tecnologia sottostante, è ovviamente possibile collaborare e segnalare bug e migliorie.
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