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Pubblicità Microsoft contro Apple: un boomerang

21 Ottobre 2002

Pubblicità Microsoft contro Apple: un boomerang

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Nel settore dell’informatica e, in particolare, in quello dei personal computer va avanti da quasi un ventennio una guerra che non risparmia colpi bassi e clamorose debacle. I due nemici …

Nel settore dell’informatica e, in particolare, in quello dei personal computer va avanti da quasi un ventennio una guerra che non risparmia colpi bassi e clamorose debacle. I due nemici si chiamano Apple e Microsoft.

Pensare che all’inizio dei tempi erano amici e alleati: addirittura Bill Gates forniva i software a Steve Jobs. Poi, ognuno ha fatto scelte diverse o forse ha rubato l’idea all’altro e, da allora, guerra senza tregua, con tanto di partigianerie da una parte e dall’altra.

Guai a scrivere Pc contrapposto a Mcintosh. Il sottoscritto si è visto riempire la casella di posta elettronica da messaggi di protesta da parte dei sostenitori della “mela” che, giustamente, rivendicavano l’uso comune del termine “personal computer”.
Le due aziende sanno delle rivalità e delle schiere di sostenitori che si sono via via formate nel mondo e le usano a scopi pubblicitari.

Apple, ad esempio, ha guadagnato audience utilizzando messaggi pubblicitari dove presentava testimonianze di utenti che avevano abbandonato il “campo” del Pc (chiedo ancora scusa, ma non so come altro definire i computer che girano con sistemi operativi Microsoft) a favore delle più raffinate “tende” Mac.

Microsoft reagisce e anche lei inizia a pubblicizzare testimonianze di una convertita da Mac alle bandierine Windows. Solo che, spiace dirlo, come al solito combina un pasticcio.

Il dubbio sull’autenticità della testimonianza (non firmata) della signorina in questione, viene da un utente del sito Slashdot.org, un certo “Kudos”. Secondo lui la foto che mostra la ragazza a corredo della testimonianza, non è altro che un’immagine presa da un sito di archivi di foto (la Gettyimages).

È la AP a svelare l’arcano e, subito, Slashdot.org la rilancia insistendo sul fatto che la Microsoft ha tolto immediatamente la “testimonianza”, visto che dov’era la pagina, adesso, compare un triste “404 error”.

Così si scopre che la signorina che non aveva firmato la testimonianza è Valerie G. Mallinson, arrivata alla ribalta suo malgrado e impiegata in una società di relazioni pubbliche che lavora per conto Microsoft, che ha affermato che la testimonianza è vera.

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