Confuso lo scenario in Australia ad appena tre settimane dall’entrata in vigore delle nuove norme a regolamentazione dei contenuti in circolazione su Internet. Norme che diverse fonti non hanno esitato a definire censorie della libertà di espressione. L’Australian Broadcasting Authority (ABA), incaricata dell’implementazione tecnica, ha messo a punto sul proprio sito una serie di direttive specificamente dirette ai vari provider. Sembra nel frattempo che la stessa entità sia sul punto di approvare un codice industriale che le consenta un maggior controllo diretto sui contenuti diffusi online.
Questi ultimi, a partire dal prossimo primo gennaio 2000, dovranno aderire a un “ratings system” assai simile a quello comunemente in vigore per produzioni cartacee e cinematografiche. La nuova normativa prevede che nel caso di contenuti sessualmente espliciti, violenti o offensivi, l’ABA possa imporre l’immediata rimozione per i server dislocati sul territorio australiano. Se questi dovessero invece trovarsi altrove, toccherà all’utente finale fornire al provider i mezzi per filtrare il tutto. Tuttavia, tali procedure verranno attivate soltanto in presenza di specifiche denuncie scritte inoltrate all’ABA, la quale passerà poi in rassegna i singoli casi sottoposti.
Subito dopo l’approvazione della misura legislativa, lo scorso 30 giugno, gran parte dei provider locali avevano lamentato l’impossibilità tecnica (a meno si grossi sperperi di denaro prelevato dalle proprie casse) di attivare filtri per contenuti dislocati su macchine al di fuori dell’Australia. E pur se le autorità hanno diffuso ripetute affermazioni sulla natura “benigna” di tali norme, sia gli utenti che l’industria nazionale rimangono in stato di perenne all’erta e confusione.