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Prometeo abita ancora qui

16 Marzo 1998

Prometeo abita ancora qui

di

Rayouela, dello scrittore argentino Julio Cortazar, dato alle stampe nel 1962, è forse il primo esempio di libro ipertestuale. Cortazar, come Borges, attua, già nel testo a stampa, ciò che oggi vediamo realizzato con l'ipertesto elettronico.

Poche parole a dirti invero il concetto: Fonte di tutte le scienze ai viventi è Prometeo Eschilo, “Prometeo incatenato”

Julio Cortazar, scrittore argentino naturalizzato francese, morto a Parigi nel 1981, è uno dei più importanti scrittori dell’America latina di questo secolo. I tratti più caratteristici della sua opera sono la vena fantastica e il gioco corrosivo con cui sovverte le regole tradizionali del testo narrativo.

Nel 1962 (le date sono importanti) Cortazar dà alle stampe (alle stampe!) un corposo romanzo di circa 500 pagine. Il titolo è: “Rayouela”.

“Rayouela”, che in spagnolo vuol dire “rete”, “ragnatela”, viene pubblicato in Italia nel 1969 da Einaudi nella traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini con il titolo “Il gioco del mondo”. Non s’era ancora nell’era digitale (quasi) di massa. Altrimenti, il titolo italiano, forse, sarebbe stato diverso. Cortazar presenta al lettore, nella prima pagina di questo suo libro-rete-ragnatela, una “tavola di orientazione” (sic!) nella quale si legge: “A modo suo, questo libro è molti libri, ma soprattutto è due libri. Il primo, si legge come si leggono abitualmente i libri, e finisce con il capitolo 56 e alla pagina ove tre evidentissimi asterischi equivalgono la parola fine. (…) Il secondo si legge cominciando dal capitolo 73 e seguendo l’ordine indicato a piè di pagina d’ogni capitolo. In caso di confusione o poca memoria, basterà consultare la lista seguente”.

Segue la tabella dell’ordine di lettura dei capitoli che è, tanto per darne un’idea: 73 – 1 – 2 – 116 – 3 – 84, e così via. Cortazar lascia al lettore la scelta del percorso da seguire: lettura lineare nel primo caso, lettura articolata e zig-zagante (ma guidata) nel secondo.

Se poi il lettore non avesse voglia di seguire il percorso indicato da Cortazar… Niente di male: egli percorrerà i capitoli secondo il proprio arbitrio, il proprio fiuto, le proprie voglie, la propria pigrizia… Ed è proprio in funzione di questa partecipazione obbligata del lettore allo sviluppo dell’intreccio che questo testo può essere considerato pre-ipertestuale.

Se vogliamo adesso passare a parlare de “Il gioco del mondo” con la terminologia che siamo soliti adottare quando parliamo di scrittura ipertestuale, potremo ben dire, io credo, che il lettore è invitato a creare lui stesso i collegamenti, i “link”, le connessioni tra le centinaia di frammenti di cui il testo si compone. Cortazar, come Borges, attua dunque già, nel testo a stampa, ciò che oggi vediamo realizzato con l’ipertesto elettronico.

Il testo di Cortazar è solo uno dei possibili esempi di connessioni che è possibile cercare di esplorare.

Connessioni possono essere cercate anche altrove e cioè tra quelli che, parafrasando Roland Barthes, potremmo chiamare “Miti d’oggi”: il mito del cyborg, per esempio, o il mito di una democrazia digitale in cui le differenze di cultura, di sesso, di razza non costituiscano elemento di marginalizzazione e di ghettizzazione.

Non c’è mai un presente privo di un passato: Atena, partorita da Zeus, nasce adulta e armata di tutto punto solo perché Zeus, prima, ha ingoiato Teti. L’autogenesi non esiste nel mondo degli dei e nemmeno nella storia delle idee. Non esiste neppure nella storia della tecnologia e dei suoi rapporti con l’essere umano.

Da dove ha inizio, un incipit? Prometeo viene da lontano. E abita ancora qui.

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