Un progresso è stato fatto: non si parla solo di coding, che al non iniziato appare qualcosa di esoterico, ma anche di pensiero computazionale, come ben riassume Programma il futuro, il sito ministeriale e consortile.
Il lato scientifico-culturale dell’informatica, definito anche pensiero computazionale, aiuta a sviluppare competenze logiche e capacità di risolvere problemi in modo creativo ed efficiente, qualità che sono importanti per tutti i futuri cittadini. Il modo più semplice e divertente di sviluppare il pensiero computazionale è attraverso la programmazione (coding) in un contesto di gioco.
È sempre Programma il futuro a spiegare in modo esauriente e sintetico a che cosa serva dare i rudimenti dell’informatica a chi si affaccia al mondo.
Nel mondo odierno i computer sono dovunque e costituiscono un potente strumento di aiuto per le persone. Per essere culturalmente preparato a qualunque lavoro uno studente di adesso vorrà fare da grande è indispensabile quindi una comprensione dei concetti di base dell’informatica. Esattamente com’è accaduto in passato per la matematica, la fisica, la biologia e la chimica.
Programma il futuro è qualificato come eccellenza europea e tutto bene. C’è un ma: si va piano, troppo piano.
Il sito vanta, per lo scorso anno, il coinvolgimento un milione di studenti, quindicimila docenti e cinquemila scuola per un totale di dieci milioni di ore di informatica. Sembrano grandi numeri, ma significa dieci ore per studente. Una giornata. E tutto il resto? E i docenti non coinvolti, che sono schiacciante maggioranza? E le altre scuole?
Nei giorni scorsi su Apogeonline si è parlato di camp per l’approccio alla programmazione giocosa via Minecraft. Hanno parlato le Django Girls, specializzate in Python: linguaggio eccellente per cominciare, anche su apparecchi minimi come un Raspberry Pi, eppure utile anche nelle applicazioni di avanguardia come il machine learning.
Il solito problema italiano. Burocrazia, lentezza, lacci e lacciuoli, commissioni, proclami, mentre i privati corrono, con idee chiare e intenti pragmatici, nonostante la macina statale che devono portarsi al collo.
Meglio una giornata di coding che niente, chiaro. La stragrande maggioranza degli studenti e dei docenti è ancora ferma a niente. però. Servono idee per sbloccare il sistema e fare in fretta. I ragazzi che usciranno tra qualche anno da scuola troveranno un mondo di cloud, intelligenze artificiali e realtà aumentate. L’ora del codice non è il traguardo; è il primo passo.