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Prevenire il rischio d’infarto grazie ad abiti intelligenti

03 Dicembre 2004

Prevenire il rischio d’infarto grazie ad abiti intelligenti

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IST MyHeart è un progetto europeo che mira a sviluppare sensori nascosti negli abiti e servizi di medicina preventiva, per seguire meglio i soggetti a rischio di malattie cardiache

Prima causa di mortalità nella maggior parte dei paesi industrializzati, le malattie cardiovascolari potrebbero essere meglio studiate grazie all’utilizzo di sensori e apparecchi comunicanti, indossati in modo permanente dai pazienti senza fastidio perché integrati perfettamente negli abiti: strumenti in grado di dimostrarsi più efficaci dei dispositivi già commercializzati, come gli elettrocardiografi portatili.

Il progetto IST MyHeart, con un capitale di 33 milioni di euro, è coordinato da Philips e raccoglie una trentina di partner tra cui Nokia, Medtronic, Vodafone, molti ospedali, ma anche Léti (CEA), l’Istituto Nazionale delle Tecnologie della Svizzera (ETH) e l’italiana Nylstar, specialista dei tessuti sintetici.

Cardiopatici costantemente collegati con il medico

Il progetto, lanciato il 31 dicembre 2003, dovrebbe concludersi a fine agosto 2007. L’obiettivo è di sviluppare “abiti biomedicali intelligenti”, ovvero degli abiti integranti diversi sensori nascosti nel tessuto, ma anche un’apparecchiatura elettronica più “classica”, incaricata di ricevere i dati e trasmetterli in modalità wireless a un computer o direttamente a un centro medico.

Philips ha messo a punto sensori che possono essere integrati in una cintura o in un reggiseno, e che permettono di misurare diversi parametri biologici come la temperatura corporea, il ritmo cardiaco e anche il ritmo respiratorio. Grazie a un modulo funzionante tramite onde radio, questi dati possono poi essere trasmessi a un PC portatile o a un cellulare.

Per andare ancora più lontano nell’integrazione tra sensori e tessuto, poi, le ricerche si stanno orientando verso la messa a punto di “tessuti” elettronici, costituiti da fibre dotate di proprietà di conduzione, di generazione d’energia o di raccolta dati. Ricevendo a ciclo quasi continuo i dati che descrivono l’evoluzione della salute della persona, i centri medici potranno prevenire i rischi d’arresto cardiaco, ma anche, grazie a una collaborazione con i servizi di medicina d’urgenza, reagire più rapidamente in caso di crisi.

Philips gestisce già, in Germania, il servizio Paxiva, destinato al monitoraggio delle persone colpite da disordini cardiaci, che conta molte migliaia di utenti.

Indispensabile, però, responsabilizzare il paziente

Per essere seguito a domicilio, a ogni paziente viene assegnato un elettrocardiografo capace di inviare a un centro medico, tramite Internet, i parametri rilevati. A questo proposito, lo scorso mese di ottobre, Philips ha dato il via negli Stati Uniti a uno studio pilota, denominato Motiva, che permette ai pazienti di inviare i dati biologici a un centro specializzato e di essere messi in relazione con un medico in videoconferenza utilizzando un collegamento Internet a banda larga.

Nel quadro del progetto MyHeart, i pazienti potranno anche avere accesso diretto a un certo numero d’informazioni che riguardano il loro stato di salute, in modo da essere responsabilizzati e coinvolti attivamente. Questi dati saranno consultabili tramite un’interfaccia integrata in un oggetto della vita quotidiana, ad esempio lo specchio del bagno dotato di schermo tattile. Il software potrà dunque consigliare il paziente per incitarlo a fare più esercizi fisici, modificare le sue abitudini alimentari o prevenire le situazioni di sforzo.

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