Nel loro piccolo, anche i blogger hanno una loro tradizione natalizia. Si chiama Il Post sotto l’albero. Tutto cominciò nell’autunno del 2003, quando un blogger noto come Squonk (è un’animale mitologico, ma soprattutto è il titolo di una canzone dei Genesis) mandò una mail a un gruppetto di persone che leggeva. Nella mail c’era scritto, più o meno, «vi va di scrivere un racconto, una poesia, insomma un post, a tema natalizio?». Pochi giorni prima di natale, Squonk pubblicò un pdf composto da 23 contributi per 32 pagine.
Il primo Post sotto l’albero è nato così, come una specie di regalo alla rete, che spesso era l’unica cosa in comune che queste persone avevano. Narra la leggenda che alcuni degli autori lo abbiano stampato e distribuito, infilando fogli a casaccio sotto i tergicristalli di ignari automobilisti parcheggiati per le vie di Milano. Chissà se qualcuno dei destinatari ha compreso di avere in mano un raro caso di user genereted content passato dal 2.0 al paese reale, vai a capire.
Sei anni dopo, il Post sotto l’albero numero 7 è un malloppetto di 164 pagine, con 132 autori diversi. Quella mailing list si è allargata, sotto la spinta di tutti quelli che hanno chiesto a Squonk «posso partecipare anche io?» e si sono moltiplicati i link che puntano a quel pdf, e il numero delle volte che è stato scaricato.
Ma lo spirito, e per questo ne stiamo parlando, è sempre quello: migliaia di download dopo, il Post sotto l’albero conserva quel misto di impegno e dilettantismo che aveva all’inizio. Come scrive il curatore sul suo blog: «È una cosa seria fatta per gioco, è un gioco fatto seriamente». Ha sempre la stessa grafica e l’aria spartana che lo fa somigliare a un ciclostilato, è sempre curata da un solo e ostinato blogger che gestisce un gruppo di autori non pagati, senza guadagnarci nulla.
Già, perché in un’epoca cui qualsiasi manifestazione che abbia anche solo l’aria di rappresentare “il popolo di internet” trova uno sponsor, in un momento in cui basta iscriversi a un qualsiasi social network per doversi destreggiare tra comunicati stampa camuffati da viral-qualcosa e prodotti di ogni tipo inviati a blogger nella speranza che si inneschi il passaparola, dietro Il Post sotto l’albero non c’è niente: né una promozione, né nulla che si debba comprare.
E questo nonostante intorno all’iniziativa giri un piccolo mondo per alcuni mesi. L’organizzazione parte a fine estate, con la prima mail di convocazione. A questa seguono alcuni reminder, e tutta una serie di discussioni su vari social. Nei giorni precedenti alla data fissata per la consegna (che non prevede proroghe) è tutto un dissociarsi, un dichiararsi in ritardo, un auto-denunciarsi perché non si consegnerà mai in tempo.
Ma alla fine consegnano tutti, o quasi. E il tomo virtuale viene messo online, comincia a circolare e a essere segnalato da chi ha partecipato, ma non solo. Ogni anno il tomo diventa più grande, ogni anno si dice che potrebbe essere l’ultimo. Intanto ogni Natale ritorna, pieno di racconti, disegni, foto, testi brevi e meno brevi, confessioni personali, umorismo, cose facete e cose serissime.
Qualche autore che c’era prima mancherà, qualcun altro si aggiungerà, cooptato o auto-candidato. Il tutto senza ritorni, se non una pacca sulle spalle e la soddisfazione di aver fatto qualcosa insieme ad altri, ma senza pagamenti, senza costrizioni, senza la certezza che qualcuno leggerà quello che hai scritto. Dovendo fornire a chi la chiede un’immagine della blogosfera e del web in mano agli utenti, questa forse vale molto più di mille altre.