Stiamo parlando di un fenomeno dell’ultimo decennio noto con lo slogan della “convergenza delle tecnologie”: alcune tecnologie nate per un fine si trasformano in altro.
Da ultimo si sta discutendo della “convergenza delle piattaforme”, in particolare da quando si è osservato che l’e-learning, troppo imparentato con l’editoria e troppo poco con la pedagogia, poteva venire annesso a “content” e “knowledge management”. Il primo a beneficiare di una tale convergenza sarà probabilmente il mercato dei contenuti, perché, se da un lato non è giusto che prodotti di testo digitalizzati e arricchiti di qualche immagine possano essere valutati alla stessa stregua di corsi con ingegnerizzazioni complesse (comprensive di instructional design, storyboarding, simulazioni, creatività, immaginazione ludica, oltre che produzione scenica, filmica o musicale, e così via), dall’altro, l’assimilazione consente di evitare il costante ricorso a strumenti pedagogici, anche laddove non servono affatto, e di sperimentare, invece, nuove soluzioni più interessanti sotto il profilo funzionale, come i “content object riutilizzabili”.
Chi, invece, rischia di farne le spese sono i produttori di piattaforme troppo specializzate, in particolare di quelle per l’e-learning, i cosiddetti LMS (Learning Management Systems), che vengono sostituite o assorbite in soluzioni di tipo diverso. Con centinaia (c’è chi parla di migliaia) di piattaforme diverse e un numero limitato di operatori maggiori, sono iniziate le acquisizioni e gli accorpamenti: clamorosi quello fra SmartForce e Centra o l’assorbimento di Isopia in SUN.
Il percorso naturale dell’accorpamento degli LMS passa per lo sposalizio con il Content Management e la nascita degli LCMS (i Learning & Content Management Systems), conseguenti alla considerazione che, se lo stimolo ad apprendere aveva bisogno non solo di un sistema di erogazione e monitoraggio dei corsi, ma soprattutto di un ambiente di comunicazione e condivisione delle conoscenze che rappresentasse il veicolo della cultura organizzativa, non sarebbe stato il caso di raddoppiare (CMS) o triplicare (KM) la spesa, dal momento che il confine fra un oggetto pensato per l’apprendimento o per l’Intranet è solo determinato dalle circostanze d’uso.
A fare il resto provvede la standardizzazione dei “learning object” in funzione delle specifiche XML e del cosiddetto “Web Semantico”, che consentono un’organizzazione dinamica dei contenuti in unità variabili rinnovabili differenti: lezioni, aggiornamenti, manuali, documentazione, circolari…
Nonostante tutto, neppure questa più “nobile” è la tendenza che pare predominare nel convergere delle piattaforme, quanto una logica di economia di scala e soprattutto di potere di mercato, che riduce sia gli LMS che CMS, LCMS e KMS a delle “commodities” di piattaforme gestionali più affermate come i grandi DBMS (Oracle innanzitutto), gli ERP (capeggiati da MySAP) e i CRM (Siebel in testa).
Fra i pochi esempi di “allargamento” di una piattaforma di e-learning ad altre funzioni, vi è quello di Saba che attualmente consente di integrare nella propria offerta applicazioni per la gestione delle risorse umane con cui tenta l’arrembaggio ai giganti come SAP-HR. Peraltro la software house tedesca non si tira indietro e promette per la metà dell’anno l’integrazione di un LMS nella propria piattaforma ERP. Veri protagonisti del momento sono però i produttori di CRM.
Dopo avere viaggiato con il vento in poppa a causa dell’interesse diffuso per il supporto alla gestione del cliente nei tanti contact e call center, ora che questi sistemi hanno raggiunto una quota critica di diffusione e la loro efficacia viene messa in seria discussione, si provvede ad estenderli per costruire un modello ritenuto originale di gestione del personale d’impresa. É il caso dell’ERM (Employee Resource Management) di Siebel, che offre l’accesso personalizzato (a doppia entrata: dipendente – direzione) al portale d’impresa, ivi comprese le offerte formative online. Ancora più esplicita è Witness che nella propria suite di prodotti per CRM integra una vera e propria piattaforma di e-learning. La parola d’ordine è anticipare il mercato e mantenere le supremazie o sfruttare la “commoditization” per erodere quote ai dominanti. Sicuramente hanno buon gioco a proporre servizi aggiuntivi e risparmi, soprattutto in processi d’integrazione, ai clienti che hanno già sostenuto forti investimenti in ERP, CRM o DBMS.
Ad essere compromessi da questo trend sono gli affari delle società di LSP (Learning Service Provider), gli intermediari dell’e-learning ai quali ci si rivolgeva per l’affitto della piattaforma, che abbiano basato il proprio business solo sulla piattaforma e non sui processi o sui contenuti.
Anche riguardo a questi ultimi, però, gli accorpamenti si muovono e, “OpenCourseWare” a parte, non sono rari i casi in cui “learning objects”, o veri e propri corsi, diventano “commodities” di portali. É il caso di Yahoo che ha fatto il suo ingresso nel business della formazione tecnologica offrendo ai suoi utilizzatori la possibilità di creare con una certa facilità i propri, pur anco elementari, corsi. E non mancano le “bancarelle” del learning online – usato e non. Oltre al noto sito d’aste E-Bay, che non ha mancato di accludere fra le sue categorie anche l’e-learning, quella che si sta specializzando in vendita di contenuti a costi ridotti è la libreria online per e-book K-mart, pronta a vendere libri-corsi per gran parte delle scuole.
Favorendo una visione seriale, semplicistica e supereconomica della formazione, i leader del mercato dell’e-learning hanno semplificato il loro prodotto al punto tale da renderne spontanea la sua trasformazione editoriale in supplementi dei portali o e-book: in realtà, un ritorno alle origini.