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PopWar: leggi l’introduzione del libro di Stefano Gulmanelli

27 Ottobre 2003

PopWar: leggi l’introduzione del libro di Stefano Gulmanelli

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Era la mattina del 21 marzo del 2003 quando John Parulis, un giovanotto di 52 anni, web designer per professione e attivista per vocazione, si accampò davanti al 2132 di Chestnut Street a San Francisco. L'indirizzo non lo aveva scelto a caso: al numero civico di questa strada che corre verso downtown non lontano dal Golden Gate si trova uno Starbuck, uno dei 600 coffee shop in franchising sparsi per gli Stati Uniti dove è possibile collegarsi wireless alla Rete

Per farlo non c’è neanche bisogno di entrare nel locale: basta una buona antenna direzionale per captare il segnale radio che deborda dalle mura del ritrovo e – come ormai è usanza fra gli hacker del Wi-fi – navigare a scrocco a banda larga in tutta tranquillità, senza neanche dover consumare almeno un cappuccino come comprensibilmente vorrebbe il manager di sala.

La guerra con l’Iraq era scoppiata da qualche giorno e gli Stati Uniti avevano iniziato le operazioni militari in quel Paese. John non era affatto d’accordo con tutto ciò, come non lo erano le migliaia di pacifisti che stavano sfilando in città e lui aveva deciso di farlo sapere al mondo. Era per questo che aveva portato con sé, raccolti in uno zainetto a spalla, il suo laptop, una telecamera digitale Sony, un paio di webcam e un’antenna Yagi. Gli sarebbero serviti per riprendere e trasmettere in tempo reale sul suo sito le marce di protesta che – era il suo timore o, meglio, la sua certezza – non avrebbero trovato il dovuto spazio nei telegiornali delle grandi reti televisive americane, che John riteneva troppo influenzate dalla politica e attente ai desiderata dell’Amministrazione Bush.

Per questo aveva deciso di trasformarsi – grazie ai mezzi della tecnologia a sua disposizione – in una sorta di mini stazione televisiva mobile, libera di dare spazio a quelle che lui chiama “le gemme di verità che si nascondono sotto le costrizioni sociali, politiche e financo religiose”. Un po’ “wardriver”, un po’ “smart mob”, un po’ “street television”: questo era diventato in quel momento John Parulis. Una “tempesta perfetta”, una congiunzione ben riuscita di almeno tre di quei fenomeni di techno-hacktivismo – o NetAttivismo, che è il termine che useremo nel prosieguo del libro – che stanno lentamente ma caparbiamente emergendo dall’underground in cui sono stati relegati finora, ma i cui prodromi e germi culturali si rintracciano in manifestazioni ben più appariscenti, che colpiscono l’opinione pubblica, come il movimento no-global o i social forum.

Fenomeni ancora circoscritti a gruppi sociali e anagrafici tradizionalmente abbastanza marginali – almeno quanto a capacità di reale condizionamento degli avvenimenti sociali, politici ed economici – ma che tutto lascia presagire che, in tempi non lontani, raggiungeranno una massa critica tale da diventare determinanti e imprescindibili per la comprensione delle dinamiche sociali future.
È di questi fenomeni, della loro nascita, del loro significato e della loro futura evoluzione che questo libro vuole occuparsi, cercando di mettere il lettore in condizione di riconoscerne almeno i tratti fondamentali, quando usciranno dalla nebbia che ancora li circonda e la loro apparizione sulla scena diverrà evidente. Quando gli effetti dello scontro con ciò che in questo libro chiameremo “Ordine Costituito” saranno chiari e visibili agli occhi di tutti.

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