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Polso forte, ritmo tonico

03 Giugno 2015

Polso forte, ritmo tonico

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Gli orologi intelligenti non sono telefoni con lo schermo più piccolo. Nasce un nuovo linguaggio di interazione.

Anticipiamo le conclusioni. Ci piace che Android Wear 5.1 faccia bene quello che è necessario, concentrato su un percorso di specializzazione: diventare il centro notifiche degli altri wearable in senso ampio, smartphone in prima fila.
E pare farlo meglio degli altri attualmente sul mercato.
L’aspetto centrale per fare bene il suo mestiere è l’interfaccia, molto semplice e immediata. Santa UI. Pochi gesti, intuitivi e coerenti. Ogni paginetta (leggi anche notifica, schermo di app, altra informazione) è chiamata Card.
Swipe! Verso sinistra per entrare in dettaglio e a destra per uscire o tornare indietro di un livello tra le Card. Verso l’alto per lo scorrimento, verso il basso per nascondere.
E “naturalmente”, se l’altra mano è impegnata, un colpo di polso in su o in giù sostituiscono lo swipe. Se poi avete la mano destra impegnata e un bicchiere di Barolo nella sinistra, potete pronunciare OK Google per lanciare Google Now e comandare vocalmente ricerche, dettare note, lanciare app.
Un caso d’uso: arriva la notifica di una nuova mail (titolo e mittente). Un tocco la apre, qualche swipe o colpo di polso la fa leggere fino in fondo e lo swipe in un senso o nell’altro la archivia o la cancella.

Arriva il tap

Nuova funzione tanto attesa, fa anche comparire un menu di lancio di app, con grande semplificazione rispetto a prima.
Uno swipe mostrerà l’elenco dei contatti recenti e preferiti.
Il palmo sullo schermo e l’orologio si addormenta beato.
La mancanza di una tastiera (nel sistema base) non sembra essere un problema. La dettatura vocale funziona più che discretamente e poi potete anche disegnare i caratteri emoji. Sì: è possibile tracciare col dito uno smile, una casa, un sole, altro… e il sistema riconosce (molto bene) l’emoji disegnato, lo sostituisce e lo spedisce.
Liste e testi restano visibili in un discreto bianco e nero che salva la carica della batteria, finché non riattivate lo schermo a colori. L’ecologica funzionalità dovrebbe essere estesa anche a Google Maps.

Android Wear

Gli orologi hanno schermi OLED, dove il nero è un pixel spento che non consuma.


Ma è soprattutto sul tema comunicazione che albeggia un nuovo sorriso.
Prima di Android 5.1 tutti gli smartwatch che avessero voluto accedere a Wi-Fi avrebbero dovuto farlo tramite lo smartphone e il protocollo Bluetooth tra i due. Ora, per quegli smartwatch equipaggiati con antenna Wi-Fi, la comunicazione può avvenire indipendentemente e senza troppa fatica, perché l’orologio eredita le credenziali (reti e password) da quelle impostate sul telefonino.
Questo è interessante perché se i due smart possono comunicare via Wi-Fi e Internet, se non sono a tiro di DenteBlu. Anche se non sono attestati sulla stessa Wi-Fi: potreste lasciare il telefono in ufficio (ma dove avete la testa…) e ricevere notifiche sull’orologio!
Espressamente non cito la rinnovata gestione della musica, perché mi viene da darla per scontata. Accenno solo al fatto che, ovviamente, Android Wear fa anche da fitness tracker, con le app preinstallate (anche dai produttori degli smartwatch) o quelle che potete trovare sugli store, ma l’accoppiata device-sistema operativo non sembra essere all’altezza dei tracker dedicati. Non mi sorprende.
Glisso con eleganza su questi punti perché il mestiere di Android Wear è portare al polso lo hub, il centro notifiche e comandi del resto che indossate e avete attorno. E lo fa bene!

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