Un legge federale, il CIPA (Children’s Internet Protection Act), impone a tutte le biblioteche pubbliche e alle scuole americane di installare, se non vogliono perdere le sovvenzioni loro destinate, strumenti elettronici che consentano di impedire l’accesso, attraverso i computer di cui dispongono, ai siti Web che abbiano contenuti riguardanti la pornografia infantile, o giudicati osceni o nocivi per i minori.
Questa legge, emanata nel dicembre del 2000 ed entrata in vigore il 20 aprile scorso, è stata immediatamente contestata da molte associazioni.
In particolare, l’ACLU, un’organizzazione statunitense per la difesa delle libertà e l’American Library Association, che raggruppa tutte le biblioteche americane, hanno intrapreso un’azione giudiziaria, accusando la legge di violare il primo emendamento della costituzione americana.
L’introduzione di un filtro – sostengono i rappresentanti di queste organizzazioni – costituisce un ostacolo alla realizzazione del principale obiettivo delle biblioteche pubbliche, che è quello di mettere a disposizione di una comunità di utenti, il più possibile differenziata, il maggior numero di informazioni possibile.
In questo contesto, le autorità di San Francisco, in California, hanno deciso di eliminare dai computer della biblioteca i software di filtraggio che consentivano di controllare gli accessi alla Rete.
Gli amministratori della città sostengono, infatti, che la presenza dei dispositivi imposti dal CIPA possa costituire un ulteriore elemento di discriminazione sociale, in quanto i frequentatori principali degli accessi pubblici a Internet sono gli appartenenti alle minoranze etniche che non hanno la possibilità di connettersi alla Rete privatamente.