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Poche donne usano il palmare

18 Aprile 2003

Poche donne usano il palmare

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Sopratutto uomini, appassionati di tecnologia, tra i 26 e i 45 anni, con un alto livello scolastico e una buona posizione professionale. Questi sono gli utenti dei palmari secondo un'indagine che conferma il modello classico di diffusione dei prodotti innovativi

I risultati di una ricerca svolta presso l’Università degli Studi di Torino e intitolata “L’affermazione del mobile computing: indagine sugli utenti dei computer palmari” descrivono il profilo degli utenti dei palmari. Emergono molte tendenze significative e alcuni punti interrogativi sull’uso e sui contenuti.

Sia l’andamento del mercato (che ha deluso le aspettative) sia l’atteggiamento degli utenti presi in considerazione – nonostante si tratti di persone estremamente aperte alle frontiere della mobilità prospettate dalle nuove tecnologie – sottolineano la difficoltà dei computer palmari odierni ad affermarsi come motori di quella life automation che vede le persone al centro di un mondo sempre più connesso e interconnesso.

L’indagine è stata svolta su 100 utenti e, pur trattandosi di un campione non probabilistico, alcune riflessioni sulle caratteristiche emerse hanno permesso di azzardare qualche indicazione sull’universo degli utenti dei palmari.

Il 76% degli utenti intervistati rientra nella fascia tra i 26 e i 45 anni, solo il 12% sono donne. Il dato della laurea è molto alto (quasi 70% se si sommano i post-laurea). In merito al titolo di studio, nessuno ha la sola licenza elementare, il 2% ha la licenza media, il 29% il diploma di scuola media superiore, il 65% è laureato, il 4% ha una qualifica post-laurea, dottorato o master. Per quanto riguarda la condizione professionale, il 90% è occupato. Il settore professionale più rappresentato è il terziario privato (58%), segue la pubblica amministrazione (21%), l’industria (18%).

Questo profilo di utente è stato confrontato con quello degli utenti della prima fase commerciale di Internet. Secondo il GVU, che ha periodicamente svolto dal 1994 al 1998 un’indagine semestrale sugli utenti del Web, nel gennaio 1994 solo il 5% erano donne (poi raddoppiate in sei mesi) e il 73% degli utenti aveva tra i 21 e i 35 anni. Nel 1996 in Italia, dove inizia con qualche anno di ritardo la diffusione del Web, il 90% degli utenti erano uomini, mediamente tra i 26 e i 35 anni, il 39% laureati. Buona parte lavoratori autonomi, liberi professionisti (28%) o impiegati (27%).

Questa comparazione evidenzia un modello di adozione dell’innovazione costante negli anni, nonostante l’avanzamento tecnologico. Per esempio, nonostante la penetrazione delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione sia ormai molto avanzata anche tra le donne, oggi in relazione all’uso del palmare si ripete il forte sbilanciamento tra i generi registrato con l’introduzione del Pc e con la più recente ascesa del World Wide Web. La diffusione di Internet e dei nuovi media non ha quindi determinato un’accelerazione della capacità di assimilazione dell’innovazione tecnologica tra le persone. Il campione infatti si è rivelato composto da soggetti già tecnologicamente molto avanzati e con un altissimo livello di aggiornamento.

In sostanza la progressiva pervasività della tecnologia nella nostra vita quotidiana, domestica e lavorativa, non ha per ora modificato l’atteggiamento delle persone verso una maggiore fiducia e apertura nei confronti delle tecnologie innovative. Illuminante a questo proposito il dato relativo alla distribuzione tra i generi.

Gli utenti di palmari presi in esame hanno inoltre dimostrato un comportamento pionieristico rispetto all’introduzione di nuove tecnologie, sono utenti che si collocano nel gruppo degli anticipatori e della prima ondata secondo la classificazione dei compratori delle tecnologie innovative di Everett Rogers (“innovatori”, “clienti della prima ondata”, “maggioranza iniziale”, “maggioranza successiva” e “ritardatari”).

Emerge inoltre che i computer palmari sono dispositivi finora percepiti e commercializzati quasi esclusivamente come strumenti professionali e, per quanto riguarda l’uso, il dato più significativo evidenzia un marcato sottoutilizzo delle loro potenzialità.

Infatti tra i dati più significativi emerge che gli unici due strumenti che vengono usati “molto” in percentuale significativa sono la rubrica e l’agenda (61% e 57%, che diventano 83% e 87% se sommiamo anche gli “abbastanza”). Ciò significa che gli utenti usano il palmare come un organizer o un’agendina elettronica più che come un computer. Nessuno, tranne un trascurabile 4%, non usa per niente queste funzioni.

Emerge poi un uso basso della Rete, senz’altro legato ai costi. Se nel nostro campione non esistono utenti che non navigano in Internet (neanche “poco”) con il computer, questa percentuale in relazione al palmare è per l’e-mail 62% e per il Web 72%. Gli utenti che hanno il palmare come benefit aziendale e quindi presumibilmente non pagano neanche la connessione via cellulare, si collegano molto di più degli altri. Se il palmare è un benefit gli utenti navigano sul Web “abbastanzamolto” per il 43%, altrimenti il dato scende a 11%. Gli utenti che hanno il palmare come benefit che non navigano “per nulla” sono il 17%, gli altri il 56,9%.

Emerge anche che gli utenti lo usano per lavoro e non hanno grande interesse a utilizzarlo anche in situazioni non lavorative. Il 74% degli utenti usa il palmare “moltoabbastanza” durante tutta la giornata e il rimanente si divide tra “pocoper nulla”. Alla domanda “quanto lo utilizza al lavoro” la risposta è “moltoabbastanza” per il 75% dei casi. Le percentuali si rovesciano se indichiamo come luoghitempo situazioni normalmente non lavorative come la sera, il weekend e ovviamente la vacanza.

L’indagine ha analizzato anche quali contenuti e quali servizi gli utenti ritengono utile scaricare sul palmare o su un dispositivo mobile e quali sarebbero disposti a pagare. In generale gli utenti si sono dichiarati soddisfatti del computer palmare: il 26% lo ritiene ormai indispensabile, il 38% molto utile, il 23% utile, il 10% abbastanza utile, il 3% superfluo.

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