17 delegati alle Nazioni Unite hanno dato vita a New York ad un forum dedicato allo sviluppo di Internet nei paesi in via di sviluppo, cui hanno preso parte anche rappresentanti di aziende come CitiGroup, UPS, Bank of China, Aon Risk Insurance. Gli argomenti trattati spaziavano dalla proprietà intellettuale alla didattica online, dalle informazioni sulla salute via Web all’avvio dell’e-commerce, settore quest’ultimo dove appare più evidente il gap tra il nord e il sud del mondo. E dove si affacciano grosse nuvole all’orizzonte per il prossimo futuro.
Nuvole che il delegato statunitense ha cercato di allontanare, ponendo un forte accento sulla necessità degli investimenti privati, piuttosto che degli sforzi governativi, per la realizzazione della necessaria infrastruttura operativa nei Paesi più arretrati. Posizione condivisa, tra gli altri, dal Lesotho, minuscola nazione sulla costa occidentale dell’Africa, decisamente pro-business e pro-Internet. Ma senza infrastruttura il commercio non può decollare, e le autorità centrali sono tuttora sprovviste di una qualche presenza sul Web. Ergo, ha spiegato il rappresentante del Lesotho all’ONU, “possiamo cambiare tutto ciò invitando nel nostro Paese il settore privato”.
Alquanto diversa invece la posizione di altri delegati, come quello delle Filippine, dimostratosi assai scettico sulle possibile forme di assistenza fornite delle grandi corporation estere. “Chi può assicurarci che i paesi sottosviluppati non verranno marginalizzati per l’ennesima volta?”, domanda che non ha ottenuto risposta.