Se il 30 ottobre 1938 i marziani non sono sbarcati in forze sul nostro pianeta, come invece Orson Welles fece credere ai suoi ascoltatori radiofonici, ci sono altresì buone probabilità che saremo noi ad andare da loro.
Perlomeno è quello che l’immaginario scientifico più avveniristico vorrebbe che avvenisse in una data imprecisata intorno al 2030.
Gli studi indirizzati al tentativo di conquista del Pianeta Rosso da parte di una navicella spaziale carica di esseri umani sono diversi e ne spiccano due per il realistico stato di avanzamento lavori: quello dell’agenzia spaziale statunitense, la celeberrima NASA, e quello della fondazione no profit Mars One che al fine di lucro ha sostituito la speranza, costosissima, di abitare permanentemente il pianeta extraterrestre.
La missione NASA avrebbe il vantaggio di prevede anche il viaggio di ritorno, cosa non scontata ma certamente più allettante che la sicurezza di finire l’esistenza in mezzo a un deserto roccioso stracotto dal sole e dai raggi cosmici.
Peraltro è proprio la possibilità di sopravvivenza sull’inospitale Pianeta Rosso che si è tramutata in un concorso spaziale aperto ai maker d’ogni parte del nostro pianeta azzurro. L’agenzia statunitense, insieme ad America Makes, ha indetto una competizione che vuole selezionare il miglior progetto di habitat extraterrestre creato con qualcosa che abbia a che fare con le stampanti 3D, o comunque con la possibilità di costruzione in situ di tutto quello che serve alla permanenza umana.
Il concorso è stato lanciato da qualche settimana e la premiazione ai progetti vincitori è prevista al prossimo Maker Faire di New York in settembre. Quindi i tempi sono strettissimi e la sfida per nulla banale. È sufficiente leggere le richieste di base per rendersene conto. Ne riassumiamo le caratteristiche sintetizzando il documento che riporta le regole del gioco:
Immagina un equipaggio di quattro persone […] da addestrare per un anno in uno spazio abitativo simile a quello che realizzeranno su Marte, pari all’incirca a cento metri quadrati, con tutto il necessario per sostenere comodamente la vita umana. […] La costruzione deve essere realizzabile dallo stesso team con materiali trovati in loco e materiali di riciclo, usando tecnologie di stampa 3D.
A seguire le indicazioni per procurarsi i documenti NASA che fanno da riferimento al possibile scenario complessivo della missione. Uno in particolare, con dettagli tutti da leggere, scritto nel 2001 e ancora sufficientemente visionario da essere quasi credibile.
Pronti a partecipare? Ci si deve registrare. Se poi verrete adocchiati anche come possibili membri dei futuri equipaggi non vogliatecene male. Non è detto che ci potremo mai più sentire, ma passerete alla storia.