Scuola Politecnica di Design e Microsoft hanno presentato i risultati di una ricerca, svolta durante il Master in Industrial Design 2001-2002: oltre venti giovani designer, provenienti da dodici Paesi diversi, hanno lavorato intorno all’idea di Personal Viewer, un nuovo strumento di computing che cambia il nostro approccio al lavoro, al relax, alle relazioni interpersonali. I cinque prototipi finali, prodotti nel centro ricerche della Scuola, sono illustrati anche in una pubblicazione di approfondimento con prefazione di Bill Gates.
Non è solo un laptop più piccolo o un palmare più potente: Personal Viewer è una finestra aperta sul mondo delle reti. I computer immaginati sono miniaturizzati, indossabili o oppure nascosti in oggetti comuni e facili da usare. La semplicità è la chiave del successo di questi progetti che hanno attirato l’attenzione dei visitatori di SMAU. Le Cahier di Fanny Manderscheid, ventiquattro anni, francese, si è aggiudicato il primo premio Smau Industrial Design, Targa Rodolfo Bonetto, giunto all’undicesima edizione.
Le Cahier gioca con la memoria di oggetti comuni come il quaderno o la penna con gomma che scrive e cancella sia su carta che su schermo. Le Cahier si presenta come un normale quaderno ad anelli; le copertine e i fogli all’interno contengono l’hardware, lo schermo, un writing pad e una tastiera. Lo strumento si può usare anche come un classico computer da tavolo o un portatile. In questo modo l’informatica più avanzata si adatta alle abitudini e alla cultura dell’utente.
Per i francesi Sealine Yam e Romain Vollet la tecnologia è un lusso quotidiano, da indossare e portare con sé in ogni situazione. eMove è pensato per la nuova generazione nomade urbana, una classe intellettuale emergente in costante movimento e in connessione permanente alle reti. eMove veste la tecnologia con il più dinamico street style. Un abbinamento che risulta particolarmente riuscito anche grazie all’uso di tessuti tecnologici che integrano i comandi principali, con naturalezza.
La chiave del progetto di Luca Bresciani e della giapponese Yuriko Kato è la modularità. Jigsaw si compone e scompone come un puzzle. I suoi elementi base e gli accessori possono essere configurati diversamente in funzione delle esigenze dell’utenti mancini per esempio. La versatilità di Jigsaw si esprime anche in ambito domestico offrendo varie opzioni di utilizzo: come televisore da parete, come lettore DVD o desktop computer, montando il tablet sul suo coperchio base trasparente. Le linee morbide dello strumento evidenziano lo studio ergonomico e confermano la metafora del puzzle scelta dai due designer.
Per Dante Novelli e Jacinto Segui, spagnolo, la tecnologia aiuta a rendere il mondo più accessibile. Reality Translator, questo il nome del progetto, lavora come un traduttore reale-virtuale. Il suo schermo estraibile cattura con la telecamera le immagini di oggetti o paesaggi circostanti e li rielabora, integrandoli con dati provenienti dalle reti. Il progetto interpreta in maniera letterale il tema del personal viewing. Le sue applicazioni più immediate riguardano l’area della disabilità, la guida assistita e l’ambito professionale.
Michal Gherman, Fernanda Valenzuela e Janaina Santos, da Israele, Brasile e Venezuela, propongono un esercizio solo in apparenza visionario intorno all’idea di computer flessibile. Grazie ai chip di plastica che sostituiranno gli attuali in silicio, lo schermo di Flex Viewer è deformabile e può essere arrotolato come un papiro. Flessibilità fisica e funzionale si accompagnano: diversi moduli di FlexViewer possono essere collegati tra loro offrendo una visione immersiva fino a 360°, molto gratificante nel gaming per esempio. Ancora, si può immaginare ancora un quotidiano elettronico completamente riciclabile e attento all’ambiente Background comune ai diversi progetti di Personal Viewer è la visione umanista della tecnologia.
L’informatica rende interattivi tutti gli strumenti e gli utensili a nostra disposizione razionalizzando il nostro impiego di spazio e tempo. In parallelo, l’integrazione funzionale e la miniaturizzazione dei nuovi device riduce il nostro impatto sulle risorse materiali. Questi temi sono da sempre vicini alla sensibilità di Microsoft e Scuola Politecnica di Design: una collaborazione, nata a giugno 2001, che proseguirà anche nell’anno 2002-2003 con un project work coordinato da Piero Lissoni dedicato al nuovo nomadismo elettronico.