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Percorsi efficaci col Gps collaborativo

04 Giugno 2008

Percorsi efficaci col Gps collaborativo

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Monitorare dov'è e a quale velocità procede il nostro dispositivo Blutooth potrebbe rivelarsi un eccellente sistema per dedurre le condizioni del traffico e rendere più intelligenti i navigatori satellitari

La massiccia adozione di navigatori portatili Gps ha cambiato il modo in cui ci muoviamo in macchina. Nel mio caso ha significato litigare di più con la mia signora (che ha opinioni forti, spesso in contrasto con il parere del navigatore) e ha comportato trovarmi coinvolto in interessanti paradossi topologici, legati alla momentanea perdita di segnale da parte del Gps, che ha quindi cercato di farmi andare da Torino a Milano passando da Poughkeepsie.

Questi piccoli inconvenienti a parte, il Gps non ha certo risolto tutti i nostri problemi: sa dirci che strada geograficamente è la più conveniente… intruppandoci di conseguenza tutti nella stessa arteria fortemente congestionata (in questi termini l’opzione del navigatore Scegli il percorso più veloce appare come una sonora presa per i fondelli). Anche se i modelli più avanzati di navigatore utilizzano le informazioni sul traffico passate via radio dal sistema Rds-Tmc (Radio Data System-Traffic Message Channel), queste sono in genere troppo macroscopiche per poterci dire che nella viuzza parallela si circola a 40 km/h mentre in quella in cui siamo si va ai 10.

L’obiettivo cui dobbiamo arrivare è quello di avere un navigatore che ci dica non solo qual è la strada teoricamente più efficiente, ma anche quella che in pratica ci fa arrivare prima in quanto magari più lunga ma più sgombra e scorrevole in quel dato momento. Obiettivo che risponde non soltanto alla necessità di farci guadagnare ore di vita fuori dagli ingorghi ma anche di consumare meno carburante e inquinare di meno, rendendo più efficienti i nostri spostamenti. Sapere però in maniera capillare e in tempo reale le condizioni del traffico su larga scala non è un progetto banale… a meno di non organizzare il tutto in una modalità 2.0, ovvero sfruttando un approccio collaborativo degli automobilisti. O, meglio, dei nostri dispositivi.

In effetti noi sappiamo perfettamente, una volta imbucati in una strada ingorgata, che di lì non si passa. O che, facendo un giro più largo riusciamo a procedere più o meno speditamente. Riuscendo a raccogliere collettivamente tutti i dati di posizione, percorso, velocità di tutti gli automobilisti (o di un significativo campione di questi) si potrebbe avere un quadro abbastanza dettagliato, un database ridistribuibile (via telefonia cellulare o altri sistemi) a navigatori di nuova generazione, in grado di pensare un itinerario ottimale, confrontarlo con la situazione di affollamento delle strade e modificare di conseguenza le raccomandazioni.

Sono già in corso diversi progetti, alcuni dei quali prevedono di attingere dati dai nostri cellulari dotati di Gps – tanto tra qualche anno tutti i telefoni mobili lo avranno, e la nuova novità sarà il videoproiettore incorporato, o la macchina del caffè sotto la tastiera. Nokia, ad esempio, è attiva su questo fronte in un esperimento condotto dall’Università della California. Negli Stati Uniti sono già disponibili un certo numero di navigatori che offrono questo genere di servizi, con soluzioni che però rischiano di trovarsi presto superate dale nuove tecnologie.

Nel frattempo un altro esperimento sfrutta una tecnologia molto più diffusa, che non richiede nemmeno che il nostro cellulare spari dati (e generi quindi traffico telefonico e probabilmente costi per noi). Questa tecnologia attualmente in test presso l’Indiana Department of Transportation, usa i segnali dei nostri device blutooth. Attraverso una rete di sensori, che raccolgono i segnali di telefoni, auricolari, tastiere e Pda in movimento, il sistema è in grado di sapere dov’è il nostro cellulare, dov’era, che strada ha fatto e quanto tempo ci ha messo. E di conseguenza avere una situazione in tempo reale del traffico, monitorando contemporaneamente anche la densità del traffico pedonale, dato che se il device è attivo, è indifferente sia in tasca di un camminatore o sul sedile di una automobile.

È chiaro che questo sistema, per la limitata portata del segnale Blutooth, ha possibilità di essere applicato quasi solo in aree urbane o comunque molto trafficate, risultando poco pratico costellare ad esempio i 1.400 chilometri della Route 190 di decine di migliaia di sensori per sapere a quanto si viaggia nella Valle della Morte.

Lasciando da parte i soliti problemi di privacy, legati più che altro alla protezione del database che identifica e gestisce le nostre tracce (perché tanto telefonino e cellulari già strombazzano liberamente il segnale della nostra presenza, la nostra posizione a chiunque la voglia ascoltare), il sistema presenta le potenzialità di risolvere parecchie delle mancanze attuali del navigatore stupido. Non ovviamente, quelle legate alle forti opinioni geografiche dei nostri compagni o compagne di viaggio.

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