Home
Perché tanti fotografi adottano il filmmaking

23 Luglio 2018

Perché tanti fotografi adottano il filmmaking

di

Due mondi assai diversi dieci anni fa oggi si incrociano continuamente e richiedono la padronanza di ambedue.

Un fotografo deve sapersi giostrare tra foto e video. Le analogie tra fotografia e cinematografia sono molte ma spesso si ignorano gran parte degli aspetti chiave della ripresa. Abbiamo intervistato l’autore di Filmmaking per fotografi.

Apogeonline: Ma quanti sono i fotografi che adottano il video in modo significativo?
Eduardo Angel: Mai così tanti. Molti fotografi si concedevano il lusso di dire faccio solo foto, niente video. Oggi i clienti trovano semplicemente qualcun altro, che fa una cosa e l’altra.

Quali conoscenze fotografiche mettono in posizione di vantaggio il fotografo che fa video? E quali, invece, sono più di impaccio?
Un fotografo con buona padronanza di illuminazione, composizione e flusso di lavoro parte davanti agli altri. Ritengo anche che i fotografi siano abituati a ricoprire più ruoli (produzione, scatto, ritocco, stampa eccetera), mentre i filmmaker tradizionali tendono a specializzarsi e ad appoggiarsi pesantemente ad altre persone. Molti che scattano in RAW da tempo hanno preso una cattiva abitudine: pensare lo sistemo in postproduzione. Se ci sono problemi di esposizione o due macchine hanno impostazioni diverse (per esempio il bilanciamento del bianco), la postproduzione può diventare difficile e costosa.

Editing video

È una fase del lavoro che richiede buon materiale di partenza, non una panacea.

Di che cosa sei particolarmente orgoglioso rispetto al tuo libro?
In ogni tutorial, corso online, workshop, articolo e libro che ho prodotto, ho fatto del mio meglio per offrire il massimo dell’informazione pratica: le cose che vorrei mi avessero insegnato quando cominciavo e che mi avrebbero fatto risparmiare tempo e denaro.

Dopo quante ore di video un fotografo sviluppa capacità di filmmaking paragonabili a quelle che possiede nel proprio campo?
Quanti bicchieri di vino bisogna assaggiare prima di imparare a produrre vino? Ognuno ha il proprio modo di imparare e la risposta finale dipende da obiettivi, disciplina e opportunità che ci si riesce a creare.

Alcuni fotografi professionisti snobbano gli smartphone e altri li considerano uno strumento di lavoro decente, se non buono. Qual è la tua posizione a riguardo del filmmaking mobile?
La mia risposta vale per fotografia e filmmaking. La maggior parte di noi viaggia con uno smartphone in tasca e la gran parte di questi può acquisire foto e video straordinari. Ciò detto, per quanto siano comodi, mancano di funzioni e impostazioni che offrono possibilità creative e tecniche supplementari.

Hai scritto il libro mentre le tue capacità di filmmaking evolvevano verso la maturità, o dopo avere raggiunto la consapevolezza completa di che cosa sia il filmmaking?
Akira Kurosawa, il maestro del cinema giapponese, scrisse al leggendario regista svedese Ingmar Bergman:

Ho 77 anni e sono convinto che il mio vero lavoro stia iniziando ora.

Che equipaggiamento raccomandi per avvicinarsi al filmmaking?
Mi pongono spesso questa domanda e allora ho creato una pagina di elenco degli strumenti che considero più essenziali. Detto questo, è un errore tipico di chi comincia concentrarsi troppo su obiettivi sofisticati e corpi macchina di spicco, invece che su una storia. Gli strumenti contano, ma disporre di equipaggiamento di eccezione è inutile se manca una storia coinvolgente.

Equipaggiamento da filmmaker

Usare strumentazione sofisticata ha senso, purché sia un mezzo più che un fine.

La postproduzione conta nel filmmaking come in fotografia?
Non c’è confronto. Ipotizziamo che un fotografo di strada esca, scatti per quattro ore e torni in studio. Probabilmente passerà altre due o tre ore in editing, ritocchi, esportazioni, pubblicazioni sul proprio sito o sui social. Dopo quattro ore di riprese, un filmmaker passerà almeno il doppio del tempo per produrre un breve video. Dobbiamo scaricare file di grandi dimensioni, organizzare i materiali, trovare musica e grafica, spesso sincronizzare audio, scegliere effetti sonori, e regolare il colore prima di arrivare al prodotto finito.

Darsi al filmmaking implica un drastico aumento dei requisiti di storage, per un fotografo. Qualche consiglio pratico?
Sì, i file video sono enormi e spesso riprendiamo con due o tre telecamere nello stesso istante. Come scrivo molto volte nel libro, essere estremamente organizzati da subito è assolutamente essenziale. In termini di storage, il consiglio più immediato è acquistare il doppio dello spazio disco che serve e non conservare mai tutti i materiali nello stesso spazio, sia un disco o un luogo (come uno studio o casa). Sempre, sempre, sempre avere un backup integrale di tutto, in particolare quando si viaggia e si lavora a un progetto per un cliente.

Che cosa ti appassiona del filmmaking e non trovi nella fotografia, a parte il movimento del soggetto?
Mi piace tutto, ma con i computer sempre più veloci e il software sempre più intuitivo mi godo veramente la postproduzione come mai prima. Trovo affascinante come si possano raccontare storie completamente differenti attraverso l’editing e come il sonoro possa avere un impatto importante su una storia, nel bene e nel male.

Dalle foto al video… e il prossimo salto? Quale sarà la prossima grande evoluzione del fotografo? Realtà virtuale? 3D? Altro…?
Dieci anni fa fotografia e video erano mercati molto diversi. Ora si passa dall’uno all’altro con facilità. Credo che la prossima ondata porterà produzione più efficiente (meno staff, più miniaturizzazione) che si baserà maggiormente sulla postproduzione, specialmente per motion graphics e progettazione del suono. In un mondo che continua a cambiare a velocità crescente, se non continui a imparare e adattarti, perdi.


Filmmaking per fotografi

La prospettiva di un fotografo sul mondo del video.

L'autore

  • Eduardo Angel
    Eduardo Angel, laurea in Architettura e master in Fotografia, è un visual storyteller (vincitore di un Emmy Award), un consulente e un formatore nell'ambito della comunicazione digitale. Vive a New York dove ha insegnato presso la School of Visual Arts, l'International Center of Photography e il Fashion Institute of Technology. È cofondatore della società di produzione The Digital Distillery, un team multidisciplinare di registi, architetti, poeti, sviluppatori web, compositori, editori ed esperti di marketing che collaborano per trasformare idee e prodotti in visual story.

Iscriviti alla newsletter

Novità, promozioni e approfondimenti per imparare sempre qualcosa di nuovo

Gli argomenti che mi interessano:
Iscrivendomi dichiaro di aver preso visione dell’Informativa fornita ai sensi dell'art. 13 e 14 del Regolamento Europeo EU 679/2016.