E parla anche italiano
Il sondaggio annuale fatto dal sito StackOverflow ha mostrato come nel 2023 JavaScript sia stato il linguaggio di programmazione più popolare tra gli utenti del sito (sviluppatori professionisti e non) che hanno partecipato (circa 90.000). JavaScript si trova al primo posto di questo sondaggio per l’undicesimo anno di fila (dal 2012). Sempre nello stesso sondaggio Node.js risulta essere, insieme a React, una delle tecnologie più usate tra gli sviluppatori. Possiamo visualizzare l’interesse che c’è verso Node.js anche attraverso i numeri forniti da Google Trends: il grafico mostrato nella figura evidenzia l’elevato numero di ricerche fatte in tutto il mondo sull’argomento (indice da zero, poco, a cento, massimo).
Numeri a parte, Node.js ha dei punti di forza che lo rendono una tecnologia unica:
- permette di creare progetti in modo veloce;
- richiede poche risorse per essere eseguito ed è in grado di sfruttarle in modo efficiente;
- le funzionalità di rete (es. HTTP) sono native e quindi già integrate;
- l’ecosistema di librerie a cui è possibile accedere è molto vasto;
- rende possibile creare prototipi funzionanti in poco tempo;
- consente di creare applicazioni distribuite in modo semplice;
- ha una roadmap ben definita;
- i rilasci sono pianificati e prevedibili.
Molte di queste affermazioni possono sembrare scontate (quante volte ci è capitato di leggerle in relazione a una certa tecnologia?), ma capitolo dopo capitolo vedremo quanto siano fondate. Durante il percorso potremo anche individuare altri motivi che fanno di Node.js una scelta giusta per noi.
Come ultimo punto a favore di Node.js non possiamo però non menzionare la sua semplicità d’uso, anche se forse semplicità non è la parola giusta: potremmo invece descrivere Node.js come una tecnologia immediata da usare. Questo perché con poco sforzo e con poco codice possiamo fare grandi cose, senza girarci troppo intorno. Possiamo anche dire che è semplice da usare, come può essere semplice accendere una macchina; guidarla però, magari su strade tortuose, è tutta un’altra cosa. Se non dedichiamo il giusto tempo a conoscerla bene, alla prima curva potremmo finire fuori strada.
Alcune aziende che lo usano
Una delle prime aziende ad aver dichiarato pubblicamente l’adozione di Node.js è stata LinkedIn. Nel 2011 lo usarono per modernizzare il back-end della versione mobile del sito. Passando da una versione implementata in Ruby on Rails a una basata su Node.js diminuirono i server usati da 15 a 4, raddoppiando allo stesso tempo la quantità di traffico che potevano supportare. All’epoca la notizia fece molto scalpore ma fu solo la prima di una lunga serie.
Negli anni, nel vasto gruppo di aziende che usano Node.js sono entrati nomi come Netflix, PayPal, eBay e Walmart. Ognuna di queste aziende ha potuto migliorare le prestazioni della propria piattaforma, fornire una nuova funzionalità o fare velocemente qualcosa che senza Node.js avrebbe richiesto più risorse e più tempo (e quindi più soldi).
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Perfino la NASA ha usato Node.js per un progetto di, letteralmente, vitale importanza. Nel 2013, durante una passeggiata spaziale, il casco di Luca Parmitano ha iniziato a riempirsi di acqua mettendo in grave pericolo l’astronauta italiano. Alla NASA hanno quindi dovuto ricostruire tutta la storia della progettazione e realizzazione delle tute usate dagli astronauti per capire dove fosse il difetto che aveva portato alla perdita di acqua.
Usando Node.js hanno costruito un sistema distribuito per unificare tutti i dati presenti in diversi database legacy verso uno centralizzato in cloud e velocizzare così l’interrogazione di questi dati. Non ci sarebbe nulla di particolare se il design iniziale di queste tute non fosse stato effettuato negli anni ’70 e quelle di oggi fossero soltanto versioni migliorate di quelle iniziali. Quindi, i dati di cui stiamo parlando sono relativi a quasi cinquant’anni di progettazione, di test e di uso reale.
Grazie a questo sistema, è ora possibile capire in meno tempo quali sono le cause dei problemi nelle tute degli astronauti e semplificare lo sviluppo della prossima generazione di tute (i cui primi test sono iniziati nel 2023). Node.js non è stato scelto per caso ma per una precisa ragione: il team che ha sviluppato il progetto l’aveva identificato come scelta migliore per minimizzare tempi e costi di sviluppo. Possiamo leggere il report completo di questa storia.
Tornando con i piedi per terra, potremmo aggiungere al nostro elenco un elevato numero di startup che grazie a Node.js sono riuscite a raggiungere i loro obiettivi. Tra queste troviamo Ghost che, partendo da una campagna Kickstarter, ha costruito una piattaforma di pubblicazione di contenuti completamente open source basata su Node.js. Un altro caso interessante è quello di Strapi, un software CMS esposto via API (headless): l’azienda che porta avanti il progetto, anch’esso open source e costruito su Node.js, ha raccolto fino a oggi 45 milioni di dollari dagli investitori.
Un progetto che parla (anche) italiano
Nonostante i tanti nomi di persone e aziende internazionali che affollano la storia di Node.js, in questa trova posto anche il nostro paese. Infatti, la prima conferenza europea su Node.js è stata tenuta proprio in Italia, a Brescia, il 24 settembre 2011, organizzata dal gruppo WEBdeBS, spinto dal suo interesse per JavaScript e per le nuove opportunità offerte da Node.js per lo sviluppo web. È così che è nata quella che ancora oggi è la Node.js Italian Conference, una delle principali conferenze europee dedicate a Node.js.
Inoltre, molte persone collaborano dall’Italia allo sviluppo di Node.js e del suo ecosistema. Tra queste non possiamo non citare Matteo Collina che, oltre a essere un collaboratore di lungo corso del progetto, dal 2017 è anche membro votante del Technical Steering Committee, il gruppo che si occupa di gestire il progetto e deciderne la direzione futura. E nel febbraio 2024 è entrato a far parte di questo gruppo anche un altro italiano, Paolo Insogna.
Questo articolo richiama contenuti da Node.js.