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Per un ambiente digitale aperto sulla proprietà intellettuale

08 Marzo 2004

Per un ambiente digitale aperto sulla proprietà intellettuale

di

Campagna internazionale contro (possibili) norme troppo rigide, ampie e controverse -- con manifestazione al PE l'8 marzo

Proprietà intellettuale, tema complesso che continua a provocare controversie. Stavolta i riflettori sono puntati sul ‘vecchio mondo’, anzi meglio sui parlamentari europei, alle prese con una normativa tutt’altro che favorevole ai consumatori e che, ancor peggio, si vorrebbe approvare in quattro e quattr’otto. Si è forse scelta una procedura inusitata per impedire un dibattito pubblico che possa mettere a nudo le magagne della nuova legge? Sembra che le cose stiano proprio così. Motivo per cui è partita una vasta campagna internazionale di opposizione, denominata CODE: Campaign for an Open Digital Environment. Momento culminante di questa fase è la dimostrazione in quel di Strasburgo prevista per lunedì 8 marzo pomeriggio, alla vigilia del voto.

Tra le maggiori associazioni promotrici della Campagna per un Ambiente Digitale Aperto, troviamo: IP Justice, European Digital Rights, Foundation for Information Policy Research, Foundation for a Free Information Infrastructure. Si tratta cioè di entità internazionali a difesa dei diritti civili online e dei diritti dei consumatori, i cui obiettivi complessivi includono altresì la tutela dell’innovazione e della competizione nel mercato europeo, insieme all’affermazione della libera circolazione delle idee dentro e fuori internet. In tal senso non possono non preoccupare le possibili ricadute a largo raggio di questa proposta sul tappeto, nota come European Union Intellectual Property Rights Enforcement Directive (IPRED). Pensata per colpire operazioni illegali di contraffazioni anti-copyright su larga scala, l’iniziativa rischia invece di affossare le reti P2P e il file sharing. Perché la norma finisce per considerare ogni utente alla stregua dei contraffattori di livello industriale – anche nel caso di violazioni non intenzionali e non commesse a scopo di lucro. E li punirebbe di conseguenza, come sottolinea il comunicato-stampa italiano che annuncia la manifestazione di piazza: “I nuovi e potenti strumenti che la direttiva crea per combattere le violazioni si applicano persino a coloro che hanno commesso le violazioni in buona fede.” Al di pari di analoghe strategie in atto negli USA, si preferisce cioè ampliare al massimo il raggio d’azione legale e colpire alla cieca, onde terrorizzare un po’ tutti, a prescindere dai comportamenti specifici. Non a caso uno dei punti maggiormente criticati riguarda la necessità di restringere la questione alle sole violazioni intenzionali e su scala commerciale. Senza dimenticare come certi ambiti nel diritto di proprietà intellettuale, tipo i brevetti, andrebbero del tutto esclusi dal campo d’azione della direttiva.

Complessivamente, vengono individuati otto punti specifici e assai controversi, inclusi nel testo all’esame parlamentare. Tra questi, come riportato nel suddetto comunicato, “la proposta non fornisce una definizione di ‘diritto di proprietà intellettuale’, mentre la direttiva si applica a qualunque tipo di proprietà intellettuale. Poichè gli stati membri dell’Unione Europea definiscono il ‘diritto di proprietà intellettuale’ in maniera diversa, non è chiaro su cosa applicherà in pratica.” Altro scenario preoccupante, la possibilità di perquisizioni e incriminazioni nel caso di semplici sospetti, o per infrazioni minori o per scopi non commerciali — eventi invece riservati finora soltanto a violazioni commerciali su larga scala. Ovvero: “la direttiva permette agli avvocati di Hollywood di assumere agenti di polizia privata per fare irruzione nelle case dei sospetti di violazione… permette ai detentori dei diritti di esercitare queste incursioni private contro i cittadini europei, anche se hanno commesso violazioni minori che non includono motivazioni di lucro o benefici di altro genere.”

Anche il Parlamento Europeo sembra quindi volersi adeguare alla strategia dai poteri ampi e indiscriminati avviata oltreoceano dal Digital Millennium Copyright Act, che pure va rivelando controversie giudiziarie e abusi della privacy individuale. Senza neppure tener conto, altro punto qualificante, che legislazioni di simile portata richiedono, come avviene di solito e a ragione, un ampio dibattito pubblico onde valutarne attentamente i pro e i contro. Non a caso una delle richieste specifiche della coalizione internazionale riguarda il rinvio in seconda lettura del testo. Se non ci saranno i numeri per ottenerlo in aula, si chiede ai parlamentari di aderire agli emendamenti già presentati a firma Cappato. In tal senso, anzi, l’invito ai utenti e cittadini europei è quello di attivarsi quanto prima facendo pressione sui parlamentari nazionali. Oltre che, appunto, a partecipare in massa all’incontro-manifestazione di Strasburgo, che si svolgerà lunedì 8 Marzo, dalle 16:30 alle 18:30, fuori dall’edificio che ospita il Parlamento Europeo. Per maggiori dettagli su quest’evento e per tenersi aggiornati sul tutto: il sito Internet di IP Justice.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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