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Paolo Nespoli e quei tweet italiani nello spazio

20 Dicembre 2010

Paolo Nespoli e quei tweet italiani nello spazio

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L'astronauta italiano è arrivato alla stazione spaziale internazionale, dove passerà i prossimi due mesi. Il racconto della sua avventura via Twitter

Quando i primi uomini andarono in orbita attorno alla luna, Marshall McLuhan fu colpito dal fatto che, mentre tutti noi ci aspettavamo fotografie dei crateri lunari, il simbolo di questa avventura spaziale diventò l’immagine della Terra ripresa da un oblò della navicella spaziale. «Tutti noi che stavamo guardando abbiamo avuto un’enorme risposta riflessiva. Eravamo allo stesso tempo outered e innered. Eravamo sulla Terra e sulla luna simultaneamente». E avere fatto un’esperienza di massa di quel tipo ha indubbiamente relativizzato il nostro punto di vista: ci siamo per la prima volta visti, come specie umana, contenuti da un oblò in un’immagine televisiva o in una fotografia su un quotidiano.

Dal cielo

Questo momento è stato descritto come un «intervallo di risonanza» perché «la vera azione non era sulla Terra o sulla luna, ma piuttosto nel vuoto senz’aria tra…». Un’esperienza inedita che ha dato forma all’immaginario di una società dell’immagine che si è costruita attorno ai media di massa. Oggi è invece la realtà conversazionale del web a portare nello spazio il microblogging, con l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea Paolo Nespoli che passerà i prossimi due mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e che dal suo canale Twitter @astro_paolo si prepara a raccontare la sua esperienza direttamente dal cielo dopo avere accompagnato le ore precedenti il lancio:

14 dicembre: Commissione di Stato: fatto; Conferenza stampa: fatto; Film: fatto; Incontro con famiglie: fatto. Letto: quasi… Meno di 24 ore al lancio!

15 dicembre: Ho salutato mia moglie e finito le valige (che pero’ restano a terra… ) Cominciano i preparativi finali!

Completate operazioni di preparazione. Chiudo il computer per il prossimo paio di giorni. Ci risentiamo dall’orbita bassa terrestre!

E poi, a pochi minuti dalla partenza:

Volare, oh, oh, cantaree, oh, oh, oh, oh. Inseguiamo assieme i sogni! A presto…

Rapporto diretto

Ogni giorno un tweet e una foto. Una forma mista fra self branding e marketing spaziale. Un modo per costruire un rapporto diretto con l’opinione pubblica, che può servire a dare concretezza e visibilità e ri-alimentare l’immaginario di un settore in calo di finanziamenti. Lo ha capito bene la Nasa, che usa Twitter per comunicarsi e rilanciare i frammenti conversazionali dei suoi astronauti. E che per il periodo natalizio lancia l’iniziativa di spedire una cartolina di auguri alla ciurma attraverso il sito. Potete scegliere fra Views from above che mostra una mappa del mondo ripresa dalla stazione spaziale, Greetings from Mars con il robottino esploratore, un’immagine di un’astronauta nello spazio con la scritta «Wish you were here» e la foto dell’Iis con Hello from 220 miles up!. Un modo di mettere in contatto la distratta realtà dei terrestri con le ragioni della sperimentazione spaziale, attraverso la comunicazione.

Narrazioni

Sono tutte forme capaci di dare corpo, di rendere prossime e tangibili le esperienze di donne e uomini che hanno scelto di fare dello spazio la loro ragione di vita. E la concretezza di queste vite distanti passa per le narrazioni che saranno capaci di costruire. E tanto più saranno credibili e non dettate da un reparto di pubbliche relazioni, tanto più sapranno ricostruire il racconto dello spazio dopo che le narrazioni della conquista ci hanno abbandonato dopo la guerra fredda. Per questo anche un «Volare, oh, oh, cantaree, oh, oh, oh, oh», nella sua banalità stereotipica, nel saper rappresentare in modo internazionale l’italianità di chi sta scrivendo, può valere di più di frasi a effetto. E il racconto micro quotidiano delle vite dall’alto potrebbe fare molto di più per alimentare il nostro immaginario dei macro racconti costruiti dai media attorno alle missioni spaziali.

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