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Panoramica sul pinguino e dintorni made in USA

31 Marzo 2003

Panoramica sul pinguino e dintorni made in USA

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Esce su DVD "Revolution OS", mentre cresce l'uso di Linux nei negozi al minuto e Sun sembra voler fare la pace con i vari distributori

Il pinguino conquista punti importanti nel settore delle vendite al minuto. Secondo uno studio appena diffuso da IHL Consulting Group, lo scorso anno il sistema operativo open source è cresciuto del 185 per cento. Analizzando una campione di punti vendita in Nord America, la ricerca segnala la crescita di Linux in categorie quali ristoranti e megastore tipo Home Depot e Toys “R” Us. Anche se non si tratta ancora di implementazioni per l’intera catena dei negozi, è in salita il trend del passaggio a Linux come upgrade per i vecchi sistemi DOS. Più in generale, l’indagine ha confermato un rallentamento complessivo delle spese nel settore, in parallelo con il ridotto ma costante riflusso economico USA, preferendo investire in scanner e sistemi di casse fai-da-te. Secondo IHL Consulting Groupsale nel 2002 il volume d’affari del mercato dei punti vendita è diminuito del due per cento rispetto all’anno precedente. Mentre non va dimenticato che Linux, pur se in netta crescita, finora non va oltre il 4 per cento di tale mercato, ben lontano dai primi in classifica, Windows (69 per cento) e IBM (17 per cento).

Intanto Sun Microsystems si appresta a mettere fuori uso la propria versione personalizzata di GNU/Linux, avviando invece partnership con Red Hat ed altri maggiori distributori. In tal modo la strategia dell’azienda californiana potrà contare su un più ampio bacino di software house con cui collaborare e finirà per contrastare meglio i rivali diretti nell’ambito server, tra cui IBM, Dell e Hewlett-Packard. “Chiuderemo il supporto a Sun Linux per passare alle versioni standard delle distribuzioni Linux,” ha spiegato John Loiacono, vicepresidente di Sun per le piattaforme operative. “Il cambiamento avverrà appena possibile, molto prima di fine anno”. Aggiungendo che “non opteremo per unico rivenditore”: sono in corso contatti per lavorare contemporaneamente con una serie di “partner logici”, ovvero Red Hat e SuSE, oltre ad altri candidati tra cui MandrakeSoft e Debian. Non è ancora chiaro in che modo questi prodotti esterni verranno integrati nel software Sun, ma una possibilità sembra quella di usare diciture quali Sun Linux Red Hat Edition.

La mossa sembra altresì segnalare una netta inversione di tendenza rispetto al clima, per usare un eufemismo, poco amichevole finora tipico dei rapporti tra Sun e gli altri distributori Linux, in primo luogo proprio Red Hat. Come dire, dimentichiamo le beghe del passato e uniamoci contro il nemico comune, Microsoft. Anche se resta tutto da vedere se una simile alleanza potrà effettivamente prendere corpo. Finora, le reazioni di Red Hat sono state tiepiedine, per non dire di peggio. Mark De Visser, vicepresidente del marketing è stato il più esplicito: “Non vediamo perché adesso dovremmo mostrarci gentili con loro.” Più caldo il responso di SuSE, il cui responsabile dell’unità statunitense, Holger Dyroff, ritiene “importante” un tale passaggio. Anche se gli esperti non mancano di sottolineare come fino ad oggi le alleanze nel mondo Linux non si siano affatto mosse in maniera rapida. Chiarisce Stacey Quandt del Giga Information Group: “IBM ha impiegato circa un anno per raggiungere un accordo tra IBM Global Services e Red Hat. Capisco quindi perché Sun ci abbia esso così tanto a muoversi.” Comunque sia, va aggiunto che la strategia Sun presenta due maggiori differenze da quelle dei rivali: l’integrazione del software per server Orion con quello Linux, la capacità di far girare programmi Linux sulla propria versione Unix dei server basati su Intel.

Last but not least, è stato appena rilasciato in USA su DVD (e VHS) un film-documentario in lavorazione da parecchio tempo, e che circolava qua e là in 35mm da circa un anno. Si tratta di “Revolution OS”, curato e autofinanziato da J.T.S. Moore e comprensivo, tra l’altro, di interviste con Linus Torvalds, Richard Stallman, Eric Raymond, Rob Malda, Larry Augustin ed altri. L’opera è la “inside story degli hacker che si sono ribellati al modello proprietario del software di Microsoft per creare GNU/Linux e il movimento Open Source”. Fatto forse ancora più vitale, seguendo lo spirito di tale movimento, il film viene diffuso senza CSS, il sistema cifrato anti-copia tipico dei DVD commerciali. Assenti anche le restrizioni dei “codici regionali”, in modo che possa essere visto su qualsiasi lettore di ogni paese del mondo. Ciò significa forse che verrà e in maniera diffusa? Secondo Raymond, il “rischio maggiore arriva non da noi hacker di Internet, ma dalla folla di cracker e warez in giro.” Aggiungendo come la “decisione di Moore di ridare qualcosa alla comunità sarà caldamente apprezzata.”

Intanto la policy dello stesso Moore è quella di cercare periodicamente internet e i programmi di file-sharing per verificare l’esistenza di copie pirata o non autorizzate di “Revolution OS”. Nel caso dovesse trovarle, invia prima una cortese e-mail chiedendo di togliere i file per il download o ritardarne la visione, e discutere onde ottenere il suo permesso. “Finora si sono dimostrati tutti piuttosto comprensivi,” aggiunge il regista. “E io non ho certo intenzione di fare il repressivo a tutti costi. È già cosi difficile far proiettare i documentari indipendenti nei comuni circuiti. Però ciò diventa impossibile se i gestori scoprono che il film può essere visto gratis da qualche altra parte in città.” Il documentario dura 85 minuti ed è acquistabile direttamente dal sito omonimo. (Prossimamente ne apparirà un’attenta recensione in questo spazio).

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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