Proprio nel momento in cui la Recording Industry Association of America (RIAA, lobby dell’industria discografica americana) si appresta a lanciare l’ennesimo “anatema” contro i consumatori di musica piratata, gli internauti lanciano il boicottaggio dei dischi prodotti dalle majors. Il movimento è stato creato da Jon Newton, autore del sito P2Pnet, Bill Evans, fondatore ed ex membro di Boycott-RIAA, Homes Wilson e Nicholas Reville, responsabili di Downhillbattle.
L’appello al boicottaggio è stato lanciato dal sito stopRIAAlawsuits.com, in segno di protesta contro la lobby dei giganti discografici che, l’8 settembre scorso, ha intentato 261 processi contro gli utilizzatori delle risorse P2P. Secondo la RIAA, 64 di questi si sono dichiarati colpevoli ed hanno scelto la conciliazione, accettando di pagare un’ammenda tra i 3.000 e i 15.000 $.
Il movimento doveva durare solo una settimana, ma, di fatto, si è prolungato, anche perchè, secondo Jon Newton, “alcune persone pensano di organizzare i propri boicottaggi nelle città in cui vivono, se dovessero essere in futuro perseguitate dalla RIAA”.
Il boicottaggio si propone di colpire soprattutto i “Big Five”: BMG, EMI, Sony, Universal Music e Warner. Il 95% degli 800 milioni di Cd venduti nel 2002 era di loro produzione.
L’appello al boicottaggio è stato molto ascoltato e seguito. Inizialmente, avevano aderito 76 siti, ben presto diventati 112, con una netta maggioranza di siti d’informazione.
Ma quanti potenziali boicottatori sono rappresentati da questi siti? Difficile dirlo. Robert Winkelman, direttore di produzione della web radio USA Megarock network e sostenitore dell’azione anti RIAA, ha precisato: “Il nostro sito conta circa 5.000 iscritti, ma si rivolge a una vasta comunità di utenti. Io credo siano più di 300.000 i navigatori che ascoltano i nostri programmi almeno una volta al mese”.
“Ci sono sicuramente molte persone che non hanno ancora sentito parlare dell’iniziativa, pur essendo certamente favorevoli al boicottaggio”, questo il parere di Ben Tesch, autore di RIAA-radar.com, un motore di ricerca che permette di scoprire l’appartenenza di un determinato Cd a membri della RIAA.
Ma questa iniziativa andrà a ledere anche gli interessi dei piccoli rivenditori?
“Solo nella misura in cui rivendono Cd prodotti dai Big Five”, questo il parere di Jon Newton. “Noi non incitiamo ad una resistenza passiva – prosegue Nicholas Reville – Noi incoraggiamo la gente a sostenere ed acquistare la musica indipendente”.
Dal momento che la RIAA agisce in territorio USA, è da qui che è partita la protesta, anche se si è poi internazionalizzata grazie ai forum multilingua lanciati da Downhillbattle.
“I big dellla musica – anticipa Nicholas Reville – eserciteranno sul consumatore europeo la medesima pressione, non appena ne avranno la possibilità. Se gli europei e gli amanti della musica di tutto il mondo si organizzano possono cambiare il modo di agire di queste majors”.