OpenOffice.org (si chiama proprio così, con il suffisso org) è un pacchetto di programmi che ambisce a sostituire Microsoft Office: contiene un word processor, un editor HTML, uno spreadsheet, un programma di disegno e uno per la creazione di presentazioni, ed è in grado di leggere e scrivere nei formati di Microsoft Office. È disponibile per lo scaricamento in varie lingue, italiano compreso, per Windows, Linux, Solaris e Mac OS X (quest’ultimo in versione non definitiva) presso il sito omonimo.
Le due grandi particolarità di OpenOffice.org sono il prezzo (è gratis) e la sua natura open source: è un programma sviluppato dagli utenti per gli utenti. Questo significa che chiunque può scaricarselo e, se non gli piace come funziona, modificarlo e ampliarlo per adattarlo alle proprie esigenze, oppure semplicemente divertirsi a cambiare le icone e le voci dei menu e metterle in Klingon o in bergamasco.
Soprattutto, significa che OpenOffice.org non è schiavo delle consuete logiche commerciali, per cui non contiene funzioni inventate puramente per invogliare gli utenti a comperare la nuova versione. È un concetto molto diverso da quello del normale software, dispensato a scatola chiusa dai produttori con più attenzione alle scadenze di bilancio che al controllo della qualità, e senza nessuna possibilità da parte degli utenti di influenzarne concretamente lo sviluppo.
StarOffice e OpenOffice.org, che differenza c’è?
Attenzione a non fare confusione con StarOffice 6.0, una suite di Sun Microsystems che per moltissimi versi è simile a OpenOffice.org (deriva dallo stesso codice di base). Le differenze fondamentali sono il prezzo, 76 dollari per StarOffice contro zero per OpenOffice.org, e l’assistenza tecnica, che è inclusa in StarOffice mentre non è formalmente disponibile per OpenOffice (nel senso che ci si deve affidare alla buona volontà degli altri utenti, come si fa di solito nei progetti open source).
A parte questo, StarOffice include una clip art, un database e un dizionario dei sinonimi e contrari (thesaurus); OpenOffice.org no. Infine, StarOffice non è un prodotto open source come OpenOffice.org: si compra a scatola chiusa, proprio come il Microsoft Office al quale tutti vogliono fare le scarpe.
Il motivo di questa disorientante somiglianza fra OpenOffice.org e StarOffice è una questione di genealogia. Alcuni anni fa, la Sun Microsystems acquistò dalla tedesca Star Division una suite di programmi per ufficio, le diede una sommaria rassettata e la distribuì gratuitamente sotto il nome di StarOffice in versioni per Windows, Linux e Solaris.
L’idea era di contrastare il monopolio di Microsoft Office giocando sul prezzo, ma fallì miseramente, anche perché StarOffice era pesantissimo e pieno di difetti (qualcuno ricorderà la mitica K del menu Dokumenti). Tuttavia StarOffice, soprattutto nella versione 5.2, ottenne una certa popolarità perché nonostante tutto era una delle suite più complete utilizzabili dagli utenti Linux. Inoltre la disponibilità di StarOffice sia sotto Windows sia sotto Linux facilitava la migrazione da un sistema operativo all’altro, e questo era un vantaggio non indifferente.
Vedendo fallire il proprio piano, Sun decise di cambiare strategia. Donò il codice sorgente di StarOffice 5.2 alla comunità online, che non si fece pregare, sviluppandone con entusiasmo l’attuale OpenOffice.org. Allo stesso tempo, Sun proseguì lo sviluppo interno dello stesso codice per crearne una nuova versione, da distribuire stavolta a pagamento: StarOffice 6.0. Insomma, OpenOffice.org e StarOffice 6.0 sono entrambi figli di Sun, ma il primo ha imboccato la strada eroica dell’autarchia, mentre l’altro è rimasto a casa con i genitori.
Ma genealogia a parte, la domanda fondamentale è una: OpenOffice.org è in grado di rimpiazzare Microsoft Office?
Metti la mamma a dieta
Rispondo subito, così se volete non dovete leggere l’articolo fino in fondo: no. OpenOffice.org (prontamente ribattezzato OOO per ovvie ragioni di brevità) non è ancora pronto per sostituire Microsoft Office. È un buon tentativo, ma non basta, anche se promette bene.
Rispetto allo StarOffice 5.2 dal quale deriva, OOO ha guadagnato molto in snellezza: tanto per cominciare è scomparsa l’invadente barra delle applicazioni supplementare insieme alla detestata interfaccia unica (il Desktop integrato), che faceva di StarOffice una grande mamma che ti soffocava con il suo abbraccio e nascondeva il sistema operativo (cosa che però per certi versi era un bene, dato che ne rendeva praticamente uguale l’uso sotto Windows e sotto Linux). Se siete come me fra quelli che sopportavano StarOffice 5.2, OpenOffice.org vi piacerà.
Sono scomparsi anche i moduli per la gestione dell’e-mail e il browser, di cui probabilmente nessuno sentirà la mancanza. Grazie a questa drastica dieta, OpenOffice.org si carica molto più velocemente del suo predecessore, mangia molta meno memoria (circa 60 mega in meno) ed è piacevolmente stabile. Soprattutto non insiste nel voler installare anche altro software come fa Office: ricordo ancora le inutili lotte contro i tentativi del programma di installazione di Microsoft Word 2000 di caricare anche Internet Explorer e Outlook, che mi servivano quanto a un pesce serve una bicicletta.
Compatibilità incerta
L’altra grande novità è che OOO adotta per tutti i propri file un formato XML “zippato” (compresso in formato ZIP) le cui specifiche sono pubbliche, invece dei formati proprietari che caratterizzavano StarOffice 5.2. Questo dovrebbe facilitare la compatibilità con tutte le altre applicazioni (comprese quelle Microsoft) che stanno abbracciando questo nuovo formato.
Purtroppo è proprio sulla compatibilità che OOO incespica. XML sarà anche lo standard del futuro, ma per ora lo standard di fatto nei formati è quello dell’onnipresente Microsoft Office. Se un programma non è in grado di leggere e scrivere in modo compatibile con Microsoft è spacciato.
OpenOffice.org è in grado di farlo, ma lo fa piuttosto male, come del resto tutti gli altri emuli di Microsoft Office (le malelingue non mancheranno di commentare che ci sono massicci problemi di compatibilità anche fra versioni diverse di Microsoft Office, ma lasciamo stare). Lo sforzo è nobile, soprattutto considerato che si tratta di un programma gratuito e non commerciale, ma siamo ancora ben lontani dal poter scrivere un testo o uno spreadsheet con OpenOffice.org e salvarlo in formato Office con la certezza che l’utente del prodotto Microsoft si troverà sullo schermo esattamente quello che intendevamo.
Certo non ci sono problemi con testi e spreadsheet semplici (senza grafica e con formattazione elementare), ma tutto il resto lascia un po’ a desiderare. Una delle magagne più vistose è la conversione degli elenchi puntati da e verso il formato Word, che crea ogni sorta di sporcizia grafica, ma ce ne sono molte altre. Gli spreadsheet di Excel sono leggibili egregiamente con OpenOffice.org per quanto riguarda testo e formule, ma perdono tutta la grafica (torte, istogrammi, eccetera). Le presentazioni PowerPoint sono apribili dignitosamente con OOO, ma non hanno mai esattamente lo stesso aspetto che hanno nel programma Microsoft. Ci siamo quasi, ma c’è ancora un po’ di strada da fare.
Non è detto che sia un problema
Queste incompatibilità non sono necessariamente un ostacolo insormontabile per molti utenti. Anzi, in moltissime circostanze capita di non dover condividere nulla con utenti Microsoft, oppure la condivisione avviene tramite carta: se tutti i vostri documenti vengono consegnati in forma stampata, al destinatario non interessa affatto se sono stati redatti con Microsoft Office oppure con OpenOffice.org.
In casi come questi OpenOffice.org è una soluzione a bassissimo costo (zero) che può andar più che bene per l’utente privato, che di solito rimane agghiacciato quando sente il prezzo di Microsoft Office e non ha ancora ben digerito l’idea che dopo tutto quello che ha pagato per il computer deve scucire ancora una badilata di euro se vuole scrivere una letterina.
Anche in ambito scolastico OpenOffice.org è un’ottima scelta, ad esempio per insegnare agli studenti i principi di base del word processing o degli spreadsheet, che poi ritroveranno anche in Word ed Excel. Il costo delle licenze Microsoft Office per attrezzare un’aula di informatica può mettere in crisi il budget dell’istituto. OpenOffice ha un’interfaccia molto simile a quella di Microsoft Office, ma non costa nulla.
Non è invece una soluzione adatta per un ambiente di lavoro, in cui il problema di scambiare file con utenti Microsoft Office si pone molto più facilmente e non c’è tempo da perdere in verifiche di compatibilità. Molto dipende, comunque, dal caso specifico: se ad esempio la formattazione esatta non è un problema perché comunque il testo verrà rielaborato, OOO è usabilissimo anche professionalmente. Questo articolo, per esempio, è stato scritto con OpenOffice.org e salvato in formato RTF, dal quale è stata poi tratta la versione Web (in HTML) che state leggendo.
Un vantaggio non trascurabile dell’uso di OpenOffice.org è la sua incompatibilità con il linguaggio delle macro di Microsoft Office. Sì, avete letto bene: è un vantaggio. Questa incompatibilità significa che un utente OOO può leggere senza alcun pericolo un documento Microsoft Office infetto da macrovirus. Se ricevete spesso documenti Word e volete sfogliarli senza timore, usate OpenOffice.org.
Il fattore emotivo
Solitamente un pacchetto di applicazioni per ufficio non è una scelta di vita: è uno strumento e basta. Uno vale l’altro, basta che funzioni. Nel caso di OpenOffice.org, tuttavia, c’è anche un aspetto emotivo tipico dei progetti open source: la consapevolezza di andare controcorrente.
Funzionerà maluccio, ma per molti usare OpenOffice.org è molto più cool che continuare con l’inflazionato prodotto Microsoft. È un segno di pensiero indipendente, un po’ come fabbricarsi una Dune Buggy invece di usare la Mercedes di papà. Comporta anche gli stessi svantaggi, ovviamente, ma nessuno ha mai detto che arrangiarsi da soli è più facile.
Inoltre fa piacere sentirsi parte di un progetto comune privo di secondi fini. Il controllo ortografico italiano, ad esempio, ha ancora qualche lacuna (riconosce Klingon, segno evidente che la tribù dei Trekker è al lavoro, ma non trampolino, trucchetto, convergente, maluccio, fabbricarsi): nessun problema, basta mandare le parole mancanti allo sviluppatore di questa funzione, Gianluca Turconi, e verranno incluse nella prossima versione (liberamente scaricabile) del controllo ortografico. Provate a farlo con un prodotto commerciale.
Infine credo che sia chiara la consapevolezza di far parte di una sfida in corso. Molte aziende produttrici di software, Microsoft in testa, sostengono che i progetti open source non possono raggiungere i livelli di qualità e complessità dei prodotti commerciali. OpenOffice.org vuole dimostrare il contrario, e considerato il livello raggiunto da questa versione 1.0 (sia pure basata in parte su codice sviluppato in ambiente aziendale), direi che ha buone speranze di farcela.
Non stracciate la licenza Microsoft. Non ancora
OpenOffice.org 1.0 è senz’altro un grande passo avanti verso la realizzazione di un pacchetto di applicazioni per ufficio gratuito e affidabile, e merita rispetto per il fatto di essere un progetto basato esclusivamente sul volontariato. Tuttavia i programmi equivalenti Microsoft restano superiori per molti versi, grazie ad esempio alle maggiori ottimizzazioni, al maggior numero di funzioni e alle interfacce utente più chiare.
Per molte situazioni quotidiane, comunque, OpenOffice.org è sufficiente; è sicuramente una scelta più oculata della solita copia pirata di Microsoft Office. Per gli utenti Linux, in particolare, è un’occasione per conquistare la compatibilità con il resto del mondo, basato sui formati Microsoft, che è il principale freno alla diffusione del sistema operativo creato da Linus Torvalds.
Alla fine della fiera, però, sta al singolo utente valutare se OpenOffice.org è sufficientemente maturo da poter soddisfare le sue esigenze specifiche. Per fortuna provare OpenOffice è gratis. Mal che vada, se non fa quello che vi serve lo cancellate. Microsoft Office, invece, va pagato prima ancora di provarlo, e non sono ammessi i resi.