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Open source sempre forte in Germania e Australia

07 Luglio 2003

Open source sempre forte in Germania e Australia

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Previsioni di vendite alle stelle nel mercato tedesco, mentre il parlamento australiano ne discute come prima scelta per la PA

Prosegue la penetrazione di software open source a livello internazionale. Stavolta le ultime (buone) nuove arrivano da due continenti geograficamente agli antipodi ma accomunati dal crescente interesse verso il pinguino, soprattutto per il settore pubblico.

Nel cuore dell’Europa, la Germania conferma il trend interno in forte salita: nei prossimi quattro anni le vendite di servizi e software open source sono destinate a crescere di oltre il doppio. Le proiezioni parlano infatti di un salto dagli attuali 131 milioni di euro (corrispondenti a 152 milioni di dollari USA) a 307 milioni di euro entro il 2007. Questo il dato saliente di un’indagine appena pubblicata sotto il titolo “The Market for Open Source Software in Germany”, dove si indica altresì una netta crescita per le varie aziende e organizzazioni nazionali che ricorreranno al software open source: dall’attuale 12 per cento si passerà al 18 per cento nel 2005 e al 24 per cento entro il 2007. Va aggiunto che il fatturato di programmi aperti in Germania rappresenterà una fetta comunque ridotta, soltanto 10 milioni di euro rispetto ai 131 milioni di vendite totali previste per l’intero anno. Il maggior introito arriverà dai servizi d’assistenza, 81 milioni di euro, seguito da quello relativo al training (27 milioni di euro) e all’installazione (13 milioni di euro).

Lo studio, curato da Soreon Research, è ricavato da interviste condotte con 150 dirigenti di entità operanti nel settore pubblico e privato che usano 10 o più PC. “Basandoci su questi dati – ha spiegato il direttore dell’indagine Steffen Binder – il 12 per cento significa circa 310.000 tra aziende e organizzazioni che oggi fanno regolare uso di prodotti open source in Germania”. Aggiungendo come l’ulteriore crescita andrà in buona parte imputata all’ambito pubblico, il cui fatturato del 2007 coprirà circa il 26 per cento delle vendite totali rispetto all’odierno 6 per cento. Com’è noto, l’interesse della PA per Linux e simili è tutt’altro che una storia nuova. E seguendo l’esempio di paesi di mezzo mondo, l’anno scorso il ministro degli interni tedesco aveva siglato una partnership con l’IBM per la fornitura di nuovi computer scontati con sistemi open source pre-installati (prodotti da SuSE con sede a Norimberga), per uffici e agenzie federali, statali e locali, e da allora oltre 500 unità ministeriali hanno entusiasticamente aderito al programma.

Come ha dichiarato il ministro Otto Schily durante una recente conferenza-stampa a Berlino, tale adesione si dimostra una “pietra miliare” nello sforzo dello Stato verso la creazione di uno scenario “diversificato” nel settore pubblico, spiegando inoltre: “la richiesta è talmente alta che abbiamo dovuto implementare la registrazione online per accelerare il processo di adesione”. Tra le agenzie governative partecipanti al programma si trova l’ufficio monopoli e la commissione per la tutela dei dati personali, oltre a Schwäbisch Hall, prima città europea ad implementare il passaggio completo a un’infrastruttura basata su Linux, e la città di Monaco, balzata recentemente alla cronaca per la decisione di utilizzare software open source su tutti i 14.000 computer del network amministrativo.

Tornando all’indagine curata da Soreon Research, circa il 38 per cento degli interpellati cita il risparmio economico come motivo principale per il passaggio all’open source, con il 28 per cento che ne cita invece le doti di sicurezza e stabilità. Ovviamente, è Linux a fare la parte del leone: oltre 92 milioni di euro le vendite complessive previste per l’anno in corso, incluse vendite e servizi relativi alle varie distribuzioni del sistema operativo. Tuttavia, chiariscono alcuni osservatori, ciò non deve far dimenticare che Microsoft continua a darsi molto da fare per condurre analoghe iniziative (e contratti) con ogni struttura governativa europea. Ne è un esempio recente Riga, la capitale del Latvia, che ha scelto software MS in ambito desktop e server per il progetto e-Riga, versione online dei servizi amministrativi cittadini. L’iniziativa, curata da un consorzio composto da Microsoft, Hewlett-Packard e Ernst & Young, offrirà indirizzo e-mail agli 850.000 residenti e un portale per l’accesso ai vari reparti. E la cittadina Finlandese di Turku ha da poco firmato un contratto per la diffusione di 3.000 PC con Windows ai circa 2.000 studenti locali, mentre il dipartimento dell’edilizia usa server Windows per i propri sportelli online aperti al pubblico.

Saltando a pie’ pari in Australia, ecco il Partito Democratico portare la discussione sull’open source nell’aula del Senato. È infatti previsto a breve scadenza l’avvio del dibattito per rendere il software aperto la “prima scelta” per agenzie e dipartimenti del Commonwealth. Il tutto a seguito del relativo disegno di legge annunciato da Brian Greig, il quale ha spiegato: “la proposta impone ai vari ministeri di considerare prima di tutto l’open source nella messa a punto delle proprie strutture info-tech, e qualora non lo facciano, o no scelgano tali sistemi, devono presentare delle giustificazioni specifiche”. Una considerazione che oggi praticamente non esiste, ha aggiunto il senatore, mentre appare insensato spendere denaro per software proprietario quando le alternative open source “possono dimostrarsi perfettamente adeguate”.

Il bello è che la presentazione, il mese scorso, di una proposta analoga nel parlamento dell’Australia meridionale dal collega democratico Ian Gilfillen ha subito dato il via ad un’attività di lobbying senza precedenti nella storia istituzionale. Una missiva del gruppo industriale Initiative for Software Choice, guidato da Microsoft e altre aziende del settore, chiedeva esplicitamente a tutti i parlamentari di votare contro tale proposta. “Microsoft sta facendo pressione su ministri e banche locali – ha detto Greig – e la cosa è straordinaria, considerato che si tratta di un disegno di legge ridotto e avanzato da un partito di minoranza.” A scanso di equivoci, infine, il portavoce dello stesso senatore Greig ha spiegato che la proposta legislativa vuole “considerare i meriti dell’open source e del software libero al pari di altre opzioni,” senza per questo sostenere posizioni “anti-USA o anti-Microsoft.”

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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