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Open source contro Redmond

31 Luglio 2000

Open source contro Redmond

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Dal Comdex Canada al nuovo Debian il nemico è sempre Microsoft

“Linux è il sistema operativo ideale per il Web. Ciò perché, tra le altre cose, è stato progettato pensando proprio al Web, è modulare e open source di modo che chiunque possa migliorarne il codice, può essere tranquillamente gestito in remoto.” Queste le perentorie affermazioni di Michael Cowpland, CEO di Corel, dal palco del Comdex Canada, svoltosi a metà luglio a Toronto. Affermazioni giunte il giorno successivo ad altre di segno totalmente opposto, quelle del presidente di Microsoft Steve Ballmer, il quale aveva esordito chiarendo come in ogni caso l’azienda di Redmond non intenda “espatriare in Canada” per sfuggire alle battaglie legali in corso negli USA. Sul futuro informatico aveva poi confutato la credenza generale secondo cui a breve ci doteremo di mini-dispositivi connessi a “quell’enorme computer su in cielo”. La visione di Microsoft include piuttosto la più ampia e variegata diffusione di apparecchi informatici di vario tipo da impiegare in circostanze diverse. E comunque, per tornare a bomba, ha ricordato che la sua azienda non ha alcuna intenzione di lanciare alcuna applicazione per Linux. Con una significativa aggiunta: “Non direi che nel mercato desktop Linux stia poi crescendo così tanto. E se guardiamo ai clienti Linux in giro oggi tra i padiglioni, sembrano davvero pochi.” Peccato non si fosse invece accorto che proprio all’interno della sezione del Comdex riservata al Linux Business Expo la folla fosse assai più consistente di quella che circolava nell’area Windows World.

Comunque sia, la replica di Michael Cowpland era più che dovuta, portatrice di un chiaro messaggio di fondo: stiamo avvicinandoci alla fine dei monopoli nell’industria informatica grazie all’ascesa di Linux e altri sistemi operativi open source. A conferma di un tale trend, il boss di Corel ha ricordato la crescita del 30 per cento dei server Web che girano su Linux, a fronte della flessione di altri software (Windows NT in primis). Più che positive anche le prestazioni del sistema open source per PDA (personal digital assistants), computer palmari e infodomestici di nuova generazione. Grazie a Linux, tali dispositivi “partiranno più rapidamente di quanto Windows impiega a spegnersi (20 secondi),” ha incalzato Cowpland. Il quale ha mostrato molto ottimismo nonostante la situazione non certo florida della sua azienda, costretta a rimangiarsi la prevista fusione con Inprise-Borland e attualmente con il più basso valore di capitalizzazione tra le società Linux quotate in borsa. Chiusa questa fase di ristrutturazione, ha comunque concluso Cowpland, Corel presenterà la versione server del proprio sistema Linux per desktop e proseguirà nell’implementazione di applicazioni open source, del tutto simili a Windows, agli oltre 50 milioni di clienti che da anni usano i prodotti Corel in ambito business.

Tra gli annunci interessanti al Comdex Canada, Samsug si appresta a lanciare un PDA basato su Linux mentre Lineo, aggressiva azienda che produce sistemi “embedded”, ha avviato collaborazioni con Hitachi finalizzate alla produzione di telefoni intelligenti, terminali per e-commerce e piccoli infodomestici per Internet. Invece CyberStateU.com sta per dar vita a programmi di certificazione sul Web per professionisti e responsabili info-tech, basati sul Linux Professional Institute
Certification (LPIC).

E se le notizie in arrivo dal Canada appaiono promettenti per l’avanzare del pinguino, altrettanto dicasi per lo sbarco di un nuovo contendente nell’arena dei distributori Linux. Si tratta di Progeny Linux, guidato da Bruce Perens, ex-manager del progetto Debian e ora chairman della nuova entità. Obiettivo di quest’ultima è esattamente quello di spingere sul mercato Debian, tradizionalmente considerata la meno commerciale tra le attuali versioni del sistema open source in circolazione. Ciò anche per via del fatto che, al contrario di quanto avviene per Red Hat, TurboLinux, Caldera Systems, SuSE, Mandrake e altri distributori, lo sviluppo di Debian poggia esclusivamente sul lavoro di programmatori volontari. Secondo il gruppo che ha dato vita a Progeny, la crescita d’interesse intorno a Debian va ora aprendo buone possibilità di mercato, come dimostra la sua adozione da parte della stessa Corel per la propria versione commerciale di Linux.

In pratica Bruce Perens e gli altri intendono semplificare l’utilizzo di Debian in modo da favorirne distribuzione e implementazione innanzitutto in ambito business. “Abbiamo identificato diverse scorciatoie per commercializzare l’attuale versione di Debian. La maggiore riguarda l’installazione,” ha spiegato Perens. “Debian non è altro che una bustona zeppa di circa 4.000 pacchetti. Quel che vogliam fare è identificarne i migliori e renderli standard.” Da notare che il progetto Debian ha sempre fatto attenta distinzione tra il cuore del sistema operativo (il kernel Linux) e gli altri componenti di livello superiore cui ci si riferisce genericamente come Linux. Il progetto nacque del 1993 ad opera di Ian Murdock (oggi anch’egli dirigente della Progeny), che nel 1996 ne passò la gestione a Perens. La startup si appresta ad ampliare il proprio organico, assumendo una decina di programmatori Debian da aggiungere all’attuale struttura di cinque persone. Operazione resa possibile da alcuni milioni di dollari stanziati dal Linux Capital Group, consorzio nato sei mesi fa allo scopo di finanziare progetti open source. Tra i sui aderenti si trovano istituti di credito, venture capitalist, investitori vari e alcune grandi squadre sportive.

Prima uscita di Progeny sarà, il prossimo anno, il software NOW, acronimo per “network of workstations.” Rigorosamente open source – con previsti introiti derivanti tipicamente da servizi quali assistenza, implementazione, personalizzazioni – NOW è progettato per collegare insieme e sfruttare al massimo la potenza di grandi network, da una dozzina fino a un migliaio di workstation. L’applicazione ha qualche somiglianza con enFuzion di TurboLinux, che consente a una serie di macchine collegate di affrontare collettivamente problemi relativi ai cicli della CPU. Ma, precisa ancora Perens, “essenzialmente quel che stiamo facendo è prendere un grande network di workstation e farlo lavorare come un mainframe.” E soprattutto, così conclude: “Non siamo in competizione con Mandrake o Red Hat, bensì con Microsoft.” Anche qui, chiaro il messaggio, no?

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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