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«Oltre le aggregazioni, diamo voce alla Rete»

12 Maggio 2008

«Oltre le aggregazioni, diamo voce alla Rete»

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Integrare le tecnologie di sintesi del linguaggio nel web sociale multimediale aggiungendo l'audio a feed, applicazioni e blog personali. Parte dal Web 2.0 di San Francisco la scommessa di una start-up svizzera e del suo responsabile tecnico, Luca Mascaro

Tra i circa 120 espositori nel parterre della Web 2.0 Expo svoltasi recentemente a San Francisco, era presente Dixero, azienda italo-svedese con base a Lugano che opera nel settore delle tecnologie di sintesi del linguaggio. Luca Mascaro, responsabile tecnico del progetto, ci spiega innovazioni e potenzialità di tali tecnologie in un ambiente web sempre più multimediale.

Qual è l’idea nuova del vostro progetto?

Dixero propone innanzitutto un servizio gratuito online che permette agli utenti di registrare automaticamente i propri feed Rss, convertendoli in audio podcast con differenti voci ed opzioni. L’idea iniziale, un po’ controcorrente rispetto all’attuale tendenza dello sharing continuo, era quella di creare invece uno strumento per se stessi, finalizzato all’uso individuale – senza ovviamente escludere le ulteriori condivisioni decise dai singoli. Volevamo rompere un po’ le regole del semplice aggregare quelli che in fondo sono segmenti e materiali altrui. Così ci siamo chiesti: quali sono i momenti della giornata dove non possiamo usare il Web? Facendo sport, guidando o viaggiando, ad esempio. In casi simili potrei prendermi allora il feed della posta, delle testate preferite, dei blog che seguo e ascoltarmeli tranquillamente in cuffia. Dopo averli trasformati in canali audio personalizzati, assegnando a un feed la voce femminile americana, a un altro quella maschile italiana e così via. E scaricando i relativi podcast sul cellulare o sul lettore Mp3.

Come e perché un’idea simile potrebbe attecchire nell’odierno scenario di Internet? Quale direzione sembra prendere il web sociale?

Direi che non mancano le potenzialità, vista la forte penetrazione del multimediale sul web, oramai sempre meno legato alla fruizione solo testo. Con la crescita esponenziale del flusso d’informazione, l’attenzione diventa un bene sempre più importante e ciascuno di noi cerca modalità per sfruttare al meglio tempi e spazi personali. Non a caso le tecnologie di sintesi del linguaggio (anche note come TTS, text-to-speech) negli ultimi tempi hanno ricevuto parecchio interesse, inclusi un paio di progetti partiti in parallelo al nostro, uno limitandosi però a riversare solo mille feed dei migliori blog statunitensi per motivi di immediatezza e scalabilità, mentre l’altro è orientato ai disabili recuperando un motore specifico open source, Festival, che in questi anni ha subito scarsi aggiornamenti. Il punto è che fino a oggi tali tecnologie, tipicamente legate alle grandi società di telecomunicazioni, sono rimaste sempre alquanto chiuse, né la comunità open source si è data da fare come in altri ambiti. Per il momento noi abbiamo deciso di ricorrere alle licenze dei grandi fornitori, che finalmente paiono interessati ad aprirsi per indagare innovazioni e utilizzi di queste promettenti tecnologie.

Le applicazioni concrete vanno comunque inventate e verificate cammin facendo. Oltre alla possibilità per i singoli di organizzare canali personalizzati e rilanciarli via blog, ad esempio, sul nostro sito abbiamo attivato i primi due canali pubblici, su temi quali tecnologia e intrattenimento, in attesa di ricevere commenti e suggerimenti ad hoc. Stiamo poi rifinendo la nostra piattaforma in modo che, al di là del riversamento audio dei feed, l’utente possa visitare una qualsiasi pagina web o fare altre operazioni via browser, e trovarsi automaticamente prodotto il corrispondete file MP3 – dando letteralmente voce al proprio sito web. Oppure si potranno vocalizzare le applicazioni locali, sempre puntando sulla versatilità degli impieghi individuali ma senza escludere applicazioni di taglio imprenditoriale, tipo la vocalizzazione di notizie e annunci già presenti sul sito aziendale da ridiffondere durante la giornata lavorativa, o facendo in modo che gli impiegati possano riascoltarli sui propri dispositivi. Differenziazione e personalizzazione sembrano rimanere i capisaldi dello sviluppo del web sociale nelle sue varie forme.

Perché avete scelto San Francisco come prima uscita? E quali I modelli commerciali su cui vi basate?

L’avventura di Dixero, il cui nome mescola “libero” con “dixi”, coniugazione del verbo dire in latino, è partita sei mesi fa su iniziativa di un imprenditore italiano e uno svedese. La struttura conta al momento una ventina di collaboratori a vari livelli. Siamo qui per il lancio ufficiale del progetto, perché la realtà è che, pur con tutta la visibilità online, quel che funziona è tuttora la presenza sul territorio. Avendo lanciato online la beta chiusa a gennaio, questo che è il maggiore evento specificamente mirato al Web 2.0 della Silicon Valley, ci è parsa l’occasione migliore per presentarci al grande pubblico. E dopo l’evento abbiamo in programma un bel giro di incontri con svariate aziende high-tech in zona.

Offrendo gratuitamente ogni servizio, per le entrate Dixero punta alle tipiche inserzioni mirate (ma solo se il proprio canale viene condiviso all’esterno), all’analisi dei comportamenti degli utenti (nel caso possa fruttare qualcosa), e soprattutto a rivendita e localizzazione della nostra tecnologia a strutture e progetti anche di ampie proporzioni: alla scalabilità ci penseranno macchine e strutture di Amazon, visto che fin d’ora ci affidiamo ai suoi servizi S3 (Simple Storage Service). Nel complesso sembra giunta l’ora di darsi da fare con l’integrazione delle tecnologie di sintesi del linguaggio, sostanzialmente ferme ai modelli del 1995, nel contesto dell’odierno web sociale multimediale.

Infine, alcune impressioni su questa edizione della Web 2.0 Expo? E sulle prospettive delle reti sociali online?

In generale, qui mi è sembrato ci fossero moltissimi utenti finali e operatori di aziende che hanno poco o nulla che fare con ambiti tecnologici, non senza sorpresa, perché mi aspettavo invece di vedere più addetti ai lavori e quanti danno vita all’industria l’high-tech. Direi anche poche le novità vere e proprie, con alcune start-up mirate per lo più alla produzione di strumenti imprenditoriali. Ho visto anche parecchi venture capitalist all’espressa ricerca di promettenti aziende da finanziare, rivelando forse una certa carenza di idee nei giri di Silicon Valley.

Mentre è vero che cresce esponenzialmente l’attenzione nei confronti del social network nelle sue varie salse, d’altra parte è noto che queste attività si traducono in elevato numero di pageview, riproponendo un alto livello di presenza e consumazione su certi siti, tipo i non pochi utenti che ormai trascorrono anche 4 ore al giorno su Facebook. Pratica che nel prossimo futuro potrebbe generare una sorta di effetto opposto, portando all’uso di strumenti o servizi di filtraggio, dove ciascuno punterà ad avere cerchi più ristretti di contatti e un maggior livello di isolamento.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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