Home
Occhi bassi sul Pianeta Terra (attenti ai pali)

26 Febbraio 2010

Occhi bassi sul Pianeta Terra (attenti ai pali)

di

Forse ho capito, c'è un complotto attorno alla tecnologia. iPhone, iPad, cellulari multimediali hanno un scopo preciso, farci abbassare lo sguardo

Me ne sono reso conto ieri, in Metropolitana, a Milano. Poi si sa, Milano è sempre un po’ strana, però mi sono impressionato. Buona parte delle persone nel vagone teneva gli occhi bassi sul proprio schermo multimedial/communicativo e quant’altro. Anch’io peraltro.

Chiederete voi, se tenevo gli occhi bassi pure io, come ho fatto ad accorgermene? Beh, stavo testando Email ‘n Walk, un’applicazione per iPhone, che permette di mandare email vedendo sullo sfondo la realtà. Usando la fotocamera consente di vedere in trasparenza cosa c’è davanti, in modo da permetterci di messaggiare senza sbattere contro qualcosa mentre camminiamo. Non ridete, quella dei pedoni che sbattono perché distratti dal cellulare sta diventando una piccola emergenza in molti paesi, tanto che a Londra un’Ong chiamata Living Streets ha proposto di sperimentare imbottiture ai semafori e pali della luce. In modo da ridurre i traumi nei passanti tecnologici, sopraffatti dal complotto.

Bella Email’n Walk, in fondo è il contrario della realtà aumentata. Questa aggiunge un po’ di realtà al virtuale, l’augmented reality aggiunge informazione virtuale alla realtà. Ci permette (giochini banali a parte) di aggiungere informazioni, indicazioni a quello che i nostri occhi analogici non sanno vedere. Inquadrare un monumento e sullo schermo vederne la storia. Ma anche aumentare telepaticamente le nostre percezioni sociali: forse un giorno a tendere, nella famosa metropolitana, inquadrare i compagni viaggiatori e vedere chi sta twittando cosa. E magari rispondere e diventare “amici”, socializzando con persone accanto a te in modo virtuale anziché reale. Il che in fondo non è un male, se avete mai provato ad attaccare bottone con uno sconosciuto collega metropolitano, a Milano. Vi guardano male. L’interazione analogica non è che sia gran che apprezzata.

La Realtà non è abbastanza

La realtà digitale aumenta e corregge le carenze della realtà vera, che tende a non soddisfarci più, in una ricerca di nuove emozioni, di un diluvio d’informazioni. Di un delirio di onnipotenza: essere sempre e ovunque connessi. Sapere tutto di tutto, ovunque, in qualsiasi momento. Accedere alla realtà attraverso uno schermo. A occhi bassi. In realtà, forse non ce ne accorgiamo, la maggior parte di noi accede comunque a uno schermo, quello televisivo, tenendo gli occhi appena più alti. In un modo molto più passivo. Ma questa dell’interazione in fondo è un mito. Interagiamo nel senso che ci diamo da fare per tirare giù informazioni e contenuti. Qualcuno o molti di noi creano o ridiffondono contenuti, testi, pensieri, foto, video, nostri o di altri. Ma siamo sempre nel mondo dei bit, degli elettroni, delle informazioni. Siamo bravissimi a maneggiare elettroni, molto meno a manipolare atomi. A far succedere cose.

In molti paesi da anni, Giappone in primis, con i cellulari si paga, si compra, si fanno scendere lattine dal distributore automatico pagandole con un Sms (o, sempre con un Sms, si ottiene un campione gratuito).  Da noi molto meno. Questa nostra inerzia frena ulteriori sviluppi della tecnologia che vorrebbe portarci a diventare sempre più bionici. I primi passi non sono stati molto di successo – la tecnologia per impiantarci chip sotto pelle che possono servire da badge, da biglietto, da strumento di pagamento si sono un po’ esauriti nella sperimentazione del 1994 di un vip pass permanente, inserito chirurgicamente al club Baja Beach di Barcellona. In modo che i VIP non avessero più la scomodità di mettere la mano in tasca per trovare la tessera. Ma forse è questione solo di tempo.

Questi occhi che oggi teniamo bassi domani potremo tenerli più alti e non perdere il contatto con l’universo parallelo dell’informazione onnipresente. Prima forse attraverso occhiali collegati a Facebook e al mondo del web, poi direttamente incorporando tecnologie di connessione in quelle lenti a contatto o addirittura retine artificiali che vengono testate per ridare la vista ai ciechi. Bellissimo, avere accesso in Rete senza portarsi dietro device grandi o piccoli. Dopo l’iPad, avremo forse uno iEye. Un accesso immediato allo scibile umano senza interfacce da tenere in mano. L’intera biblioteca mondiale disponibile (previo pagamento) direttamente nel nostro cervello, quando gli ebook si trasformeranno in eyeBooks.

Vedere avrà un significato diverso

Allora non avremo più bisogno di puntare il cellulare verso un codice a barre, un QR code per scatenare la connessione al minisito del prodotto barcodato, per esplorarlo, scoprirlo, magari comprarlo. No, ci basterà al supermercato guardare intensamente una confezione per far scattare nel nostro occhio un processo di riconoscimento dell’immagine ed innescare una connessione wifi che ci esporrà all’informazione, alla comunicazione, al videogame promozionale predisposto da markettari e comunicatori (categoria tra l’altro cui io appartengo, e questo mi spaventa e mi eccita allo stesso tempo). Chiaro che da qualche parte le antenne dovremo metterle, per connetterci, e dove meglio che sul capo, o nelle orecchie, trasformandoci in un alieno stile anni ’50.

Vedremo con gli occhi, ma vedremo una realtà artificiale molto più interessante e divertente della realtà vera. Una specie d’immersione in Matrix, senza però bisogno di tenerci in un sonno artificiale. Una teoria del complotto – quella degli occhi bassi – che mi affascina e mi potrebbe pure convincere, se non fosse che bisogna essere maledettamente in gamba e intelligenti per costruire un complotto così sofisticato. E gli unici che hanno la testa per farlo sono quelli tanto intelligenti da descriverlo in film e libri di grande successo, facendoci un pozzo di soldi. Perdendo quindi molte delle motivazioni, avendo già raggiunto il successo, per mettere in atto questi piani diabolici nella realtà reale invece che in quella della fantasia o virtuale, che in fondo sono le stesse cose.

Poi sono sceso dalla metropolitana, di corsa, per andare a far il buon papà. E a passare un po’ di tempo con i figli, giocando con la Wii. E rendendomi conto che già dalla loro tenera età li stiamo immergendo in mondi virtuali, alla Second Life se vogliamo. Se non altro, piuttosto che altri videogiochi sedentari, i miei piccoli pargoli si sbattono e fanno un po’ di attività fisica. Ed è anche giusto che se il mondo va verso il virtuale, ci si abituino e imparino a maneggiare questi strumenti. Ma la piscina, no, mi spiace, quella virtuale della Wii non gliela compro. Se ne vanno filati due volte alla settimana a nuotare, sudore e fatica, cloro negli occhi. Da tenere rigorosamente alti per guardare in faccia la gente.

Iscriviti alla newsletter

Novità, promozioni e approfondimenti per imparare sempre qualcosa di nuovo

Gli argomenti che mi interessano:
Iscrivendomi dichiaro di aver preso visione dell’Informativa fornita ai sensi dell'art. 13 e 14 del Regolamento Europeo EU 679/2016.