Chi pensasse a un catalogo delle stampanti 3D sul mercato si scontrerebbe con la giornaliera evoluzione del settore. Lo sanno bene in Senvol, con il loro database delle macchine 3D professionali e industriali.
Deduciamo la difficoltà all’aggiornamento dopo averlo consultato: tanti modelli, tante caratteristiche, ma mai quelle della stampante che a noi interesserebbe o che stiamo cercando. Un lavoro inutile? Niente affatto, ma è necessario che ciascun produttore di stampanti professionali ne conosca l’esistenza, per segnalare tempestivamente i propri gioielli e ampliare il loro lavoro.
Vale anche per gli italiani. Per esempio, la nuova nata in casa Roboze meriterebbe uno sguardo approfondito anche da parte del mercato statunitense. Le caratteristiche sono interessanti e non solamente perché è geograficamente la nostra prima stampante professionale ingegnerizzata in territorio pugliese, nell’operoso distretto industriale e di ricerca della città di Bari.
È una stampante che salta a piè pari l’utenza domestica, ponendosi nelle fascia di prezzo oltre i tremila euro, ma che per le piccole e medie imprese e le utenze educational ha finalmente introdotto una meccanica di vera precisione nell’unico organo chiave che garantisce l’affidabilità di qualunque congegno 3D: il carrello porta ugelli. A differenza della moltitudine di stampanti che tutti conosciamo, quelli di Roboze hanno abolito le cinghiette di gomma, che per quanto tarate e compensate da sistemi di rilevamento della posizione e artifici software, non possono dare la stessa robustezza e precisione costante di una movimentazione meccanica, brevettata, degli assi x e y, affidata a una coppia di cremagliere elicoidali in acciaio temprato con pignone a contatto diretto, che permette una precisione di posizionamento anche oltre i 0,05 mm. Un’evoluzione tecnologica che merita ben più di un’occhiata.
Anche perché a Roboze non stanno con le mani in mano e tramite una collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche sono prossimi al lancio di nuovi materiali di filamenti caricati con sostanze utili alla vera produzione prototipale industriale e professionale. Rimarremo in ascolto.
Quanto a materiali stampabili, un settore che sta crescendo altrettanto velocemente ci porta dritti in cucina, dove il 3D sta offrendo vere e proprie prelibatezze. Al posto dei classici estrusori a filamento, siringhe da pasticcere consentono la creazione di cibi che sfidano la fantasia culinaria.
L’ultima apparsa sta ancora cercando finanziamenti su Kickstarter, ma ha già superato la soglia dei 335 mila dollari donati contro i soli 50 mila richiesti. Il nome è tutto un programma: PancakeBot. Il funzionamento e i risultati ve li lasciamo immaginare, oltre che assaggiare in un prossimo futuro. Le sorprese sono assicurate, da quando Miguel Valenzuela, l’artefice di questa siringa semovente, ha spiegato in un’intervista di qualche anno fa la sua metodologia di ricerca e sviluppo (R&D):
Il mio metodo è più simile a D&F&R&D: sviluppo, frustrazione, ricerca e ancora sviluppo.
Detto da uno che ha iniziato con il Lego e ora è su Kickstarter, vale la pena di provare… l’assaggio.