In una bustina di Minerva dell’altro secolo, Umberto Eco giocava a raffigurare ogni autore con il suo mezzo ideale per scrivere: Robbe-Grillet a macchina, Simenon con la biro eccetera. La vulgata vuole che Tre metri sopra il cielo sia nato da fotocopie che facevano il giro delle scuole di Roma. George R.R. Martin avvince spettatori di ogni generazione con libri scritti su hardware e software molto più antichi delle mura di Westeros. Snoopy scrive iconicamente sul tetto della cuccia eccetera. Scrivere resta un fatto personale, nei momenti e negli strumenti. Ma il cambiare dei tempi, come cambia i modi? Come nasce materialmente un libro nell’epoca digitale?
Attributo o markup
L’avvento degli ebook ma prima ancora prima di HTML ha messo nelle mani degli autori complicazione forse prima non necessaria, ma anche maggiore libertà creativa. Quarant’anni fa Douglas Hofstadter ha potuto determinare in dettaglio l’assetto tipografico di Gödel, Escher, Bach. Oggi CSS e web font – senza scomodare sistemi completi come TeX, usato da Donald Knuth per iniziare la sua monumentale Art of Computer Programming – qualifificano l’autore capace di valorizzarli. Il punto è che il markup vince sugli attributi: non si pensa più in termini di grassetto o corsivo, ma di tag e marcatori. All’interno di uno strumento che non è più scontato sia un classico word processor: si moltiplica l’uso di editor di testo, per trattare l’informazione nello stadio più nativo possibile. Gli editor di testo attuali hanno raggiunto sofisticazione estrema, con lavorazione di testo in colonne, espressioni regolari, selezioni verticali e multiple, automazione e personalizzazione estrema per aggiungere il markup in tempo zero o quasi zero e riservare tutto il tempo allo sviluppo. C’è anche chi, partito dalla videoscrittura, compie un cammino di ascesi e arriva a vi o emacs, strumenti dai poteri mistici, un tempo riservati ai programmatori.
La verità in rete
Anche lo stereotipo dell’autore nel suo studiolo con le sue bozze è sempre più un retaggio. Se un libro viene anche solo concepito a più di due mani finisce per avere materiali in giro per la rete, in forma di documenti condivisi stile Google Documenti o, per i più arditi, dentro repository con sistemi di controllo di versione, nomi come Git o Bitbucket. Le modifiche a un capitolo non sono più annotazioni su un PDF, ma comandi di commit impartiti da una interfaccia testuale. La “vera” versione di un’opera in lavorazione può trovarsi oggi su un cloud, ovunque e da nessuna parte. Trascuriamo volutamente le possibilità creative ed espressive offerte da “libri” che possono essere oggetti software contenenti codice interattivo e fermiamoci alla strumentazione. Editor di testo, font via web, scripting, cloud, sistemi di controllo versione. Tutto molto diverso dal foglio bianco virtuale classico.
Scrivere oggi
La domanda è: come cambia l’anima delle opere nel cambiare degli strumenti utilizzati? È un cambiamento significativo dal punto di vista dei contenuti? E a chi sta leggendo queste righe: come scrivi il tuo libro, oggi?