Continuano a girare nei media statunitensi le note critiche e preoccupate sulla mega-fusione AOL Time Warner. Dopo il pezzo domenicale di Ellen Ullman sul Washington Post in tema di faccende economiche, Norman Solomon ha puntato l’indice sull’eccessivo accentramento dei media e Gary Chapman, nella sua rubrica settimanale sul Los Angeles Times “Digital Nation”, ha scritto che la “fusione potrebbe far affossare Internet.” Punto centrale di quest’ultimo articolo è il fatto che ora sembrano evidenziarsi due visioni di Internet, tra loro concorrenziali: “una che potrebbe essere definita di interesse pubblico e l’altra di info-intrattenimento. L’accordo AOL-Time Warner farà compiere un enorme balzo in avanti a quest’ultima, rischiando di far decadere la prima visione.”
Un po’ sulla medesima linea l’editoriale di apertura presente sul numero in uscita del settimanale liberal-progressista “The Nation”. Vi si legge tra l’altro: “La fusione di questi due giganti mette in chiaro come il cambiamento stia avvenendo a ritmi assai rapidi, e con tali profonde implicazioni per la democrazia a casa nostra e nel mondo intero, che i controllori istituzionali semplicemente non riescono a rendersene conto.” Il tutto per arrivare a questa conclusione: “Coloro che ritengono il mercato delle idee un ambito di grande importanza, devono trovare la maniera per assicurare che la conseguenza di questa operazione sia un ambiente guidato dall’interesse pubblico nel quale fioriranno non 500 canali, ma 500 milioni di siti Web, 500 milioni di voci.”