L’organizzazione europea dei brevetti ha rinunciato a riconoscere il brevetto per i software.
Una posizione del momento, in attesa che la UE crei un brevetto europeo a protezione dei programmi.
Per ora, dunque, una battaglia vinta dagli oppositori dei brevetti sui software, anche se rischiano di perdere la guerra.
Una battaglia che si è svolta la settimana scorsa durante la Conferenza diplomatica per la revisione dei brevetti europei (CBE) a Monaco in Germania.
Ma l’esito finale si avrà a Bruxelles, sede della Commissione.
Numerosi osservatori pensavano che i venti stati membri dell’Organizzazione europea dei brevetti avrebbero riconosciuto la possibilità di depositare brevetti per i programmi informatici. Invece, a eccezione di Svizzera, Austria e Lichtenstein, i governi hanno preso una decisione diversa.
I negoziatori, in pratica, hanno scelto di non scegliere: la convenzione sul brevetto europeo non sarà modificata. Almeno nell’immediato.
Infatti, l’articolo 52 della CBE, che ricalca le legislazioni nazionali, considera che i programmi per computer “in quanto tali” non siano delle invenzioni.
Dunque, non sono brevettabili danneggiando le società editrici dei software che vorrebbero commercializzare in esclusiva i prodotti per i quali finanziano le ricerche.
All’opposto Eurolinux e i difensori del software libero, che vedono nel brevetto un freno all’innovazione.
“Il voto di Monaco non deve essere interpretato come un voto contro i brevetti del software – dichiara Nicolas Pettiaux, di Eurolinux Belgio – ma come la decisione di aspettare la fine della consultazione lanciata dalla Commissione europea prima di pronunciarsi sull’argomento”.
L’Unione Europea, infatti, pensa di stabilire un brevetto comunitario che, a differenza della CBE, sarebbe obbligatorio per i 15 membri.