Dunque, l’accordo siglato tra Microsoft e il governo americano spacca esattamente a metà il fronte dei 18 stati implicati nel processo antitrust.
Nove hanno firmato l’intesa, mentre più variegate sono le posizioni degli altri nove che ancora non hanno apposto la firma in calce all’accordo.
Andiamo con ordine.
Illinois, Kentucky, Luisiana. Maryland, Michigan, Carolina del Nord, Ohio, New York e Wisconsin hanno accettato di firmare e farla così finita.
Invece, California, Massachussets e Minnesota hanno fatto sapere che continueranno la causa.
Degli altri sei tra i quali Connecticut e Iowa, non si sa bene cosa faranno ma non hanno firmato.
Dunque, altro grattacapo per la giudice Colleen Kollar-Kotelly che ha deciso salomonicamente di divedere le procedure seguendo due vie parallele.
Nella prima, si avranno delle sedute per stabile la validità dell’accordo sottoscritto; nella seconda la prosecuzione della causa da parte dei nove stati rimanenti.
Mo cosa ha spaccato il fronte dei 18 stati, fin’ora compatto.
Sicuramente calcoli politici, ma anche la diversa interpretazione di alcune aggiunte volute dagli stessi stati.
Secondo alcuni, non si tratta di altro che di chiarificazioni piuttosto che di reali concessioni da parte dell’azienda.
Aggiungere, ad esempio, la frase “o d’Internet” in un punto specifico dell’intesa ha avuto per effetto di estendere l’obbligo per Microsoft di togliere alcuni dei suoi segreti tecnici sui suoi strumenti da scrivania e anche sul Web.
Insomma, secondo alcuni è problema di interpretazione.
Intanto, al comitato di supervisione già previsto per l’accesso ai libri Microsoft e ai suoi piani per il prossimo quinquennio, si aggiungerà un comitato che dovrebbe permettere agli stati di assicurarsi che Microsoft rispetti l’intesa. Fidarsi è bene, ma controllarla è meglio.
Da parte sua, Microsoft fa sapere che anche se terminata la fase di discussione è disposta ad accogliere altri stati che vorranno aggiungersi ai firmatari.
La porta è sempre aperta…