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NoTut, si è trattata di vera gloria?

26 Ottobre 1998

NoTut, si è trattata di vera gloria?

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La protesta promossa dal Gruppo NoTut contro la Tariffa Urbana a Tempo ha suscitato molte perplessità. È stato giusto dare spazio ad un'iniziativa che solleva forti dubbi dal punto di vista dell'autorevolezza e della trasparenza?

Molte persone hanno manifestato, in questi giorni, forti dubbi nei confronti del primo Netstrike italiano contro la tariffa Urbana a Tempo della Telecom responsabile, secondo gli organizzatori della protesta, di ostacolare la diffusione di Internet in Italia. Su Apogeo Online abbiamo dato, tra i primi, notizia dell’evento che ha avuto, su tutti gli organi d’informazione nazionali (ma anche su molti giornali stranieri), una grandissima eco.

In molti si sono rammaricati dell’attenzione che la stampa nazionale ed estera hanno accordato all’evento e questo per una serie di motivi. Innanzitutto perché a promuovere lo sciopero delle connessioni è stato un gruppo – più o meno spontaneo – che non brilla per trasparenza. Anche Paolo Attivissimo, con un suo articolo per Apogeo Online che pubblichiamo oggi, avanza dubbi fondatissimi sull’opportunità di un’azione contro la TUT e sulla limpidezza dell’iniziativa, viziata da sospetti di non poco peso: il dubbio che l’evento sia stato cavalcato per fini commerciali.
Nonostante ciò tutti gli organi d’informazione e tra questi Apogeo Online, continuano a dare ampio spazio all’iniziativa. È un errore? Sarebbe più saggio e corretto nei confronti dei lettori stendere un velo di silenzio sulla protesta nell’attesa di un Netstrike più limpido, promosso in modo più autorevole?

Queste domande muovono alcune riflessioni.

  1. I sentimenti che la Telecom Italia suscita negli utenti (non solo quelli di Internet, ma quelli della telefonia in generale) sono tutt’altro che positivi. L’azienda telefonica nazionale (che fino a ieri deteneva il monopolio assoluto e oggi ancora detiene quello sulle chiamate urbane) non si è fatta amare dagli italiani: tariffe elevate, disservizi, clausole vessatorie, furbizie e arroganza non hanno giovato a far nascere un affetto che in tempi di liberalizzazione va incrinandosi ulteriormente.
    Anche la TUT è poco amata dagli italiani e, a torto o a ragione, odiatissima dalla maggioranza degli utenti di Internet che si collegano a spese proprie alla Rete. Chiunque avesse organizzato un netstrike contro la Tariffa Urbana a Tempo avrebbe avuto lo stesso enorme seguito. La situazione era molto calda, gli animi esasperati, è stato sufficiente gridare “Abbasso la TUT” e un coro di voci si è unito a quel primo grido proveniente da chissà dove, lanciato da chissà chi, non si sa con quale vero scopo.
  2. L’informazione ha regole delle quali non è possibile non tenere conto. Infatti, il netstrike del 20 ottobre ’98 ha avuto una copertura di stampa eccezionale: tutte le testate italiane comprese le televisioni nazionali e i siti Web di mezzo mondo. A prescindere dall’autorevolezza, dalla credibilità dei promotori, si trattava di un’iniziativa che interpretava sentimenti molto popolari, condivisi da una fetta non trascurabile di utenti. Questa è la vera notizia, non il fatto che il Gruppo NoTut promuoveva un netstrike contro la Telecom, ma che molti utilizzatori italiani della Rete erano (e sono) esasperati dalle tariffe telefoniche.
  3. Le tariffe Telecom sono effettivamente alte. A questo proposito si sono scatenate in questi anni polemiche che non accennano a placarsi. Telecom stessa ha pubblicato tabelle comparative per dimostrare che le tariffe italiane sono in linea con quelle degli altri paesi europei. Ma si è sempre trattato di comparazioni che non tenevano conto del potere d’acquisto degli italiani, dei loro stipendi. I salari medi nel nostro paese sono molto più bassi di quelli tedeschi, francesi, svedesi o svizzeri. Le tariffe devono tenere conto di questo. Nessuno oserebbe mai dire che un ristorante nel quale si pagano 100 mila lire per una cena ha prezzi bassi perché in linea con quelli dei più economici ristoranti giapponesi. Tutti sanno che nel paese del Sol Levante salari e costo della vita sono doppi rispetto ai nostri. È lo stesso presupposto che si deve adottare quando si parla di tariffe telefoniche.
  4. Perché le associazioni dei consumatori italiane si interessano così poco a Internet? Sono le organizzazioni naturalmente candidate a tutelare gli interessi degli utenti, ma fino ad oggi le loro iniziative in questo campo sono state tutt’altro che energiche e visibili. È vero, Internet è uno strumento nuovo e ci vuole tempo e cultura del mezzo per fare proposte credibili. Ma è ormai giunto il momento di accelerare i tempi e anche le associazioni per la difesa dei consumatori – che per la verità in Italia non hanno mai brillato per spirito di iniziativa e per incisività – devono scendere in campo. Insieme ad un popolo della Rete che è tutt’altro che passivo e attendista.

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