Cresce negli Stati Uniti la preoccupazione sull’ennesima promessa tecnologica mancata. Cassette audio, compact disc e altri moderni apparecchi per l’immagazzinamento dei dati non offrono buone qualità di durata, tutt’altro. Lo rivela una ricerca sul campo operata dal National Media Lab, consorzio industrial-governativo del Minnesota, secondo cui non soltanto i materiali di tali apparecchi sono soggetti a invecchiamento e rotture accidentali, ma risulterebbero obsolete perfino alcune delle tecnologie impiegate per l’archiviazione delle informazioni. Di conseguenza, diventa impossibile prelevare dati in grado poi di poter sopravvivere per periodi superiori ai 10 anni. È il caso di nastri magnetici e cassette video, floppy disk e dischi rigidi, mentre il CD-ROM pare sia ancora più vulnerabile a campi magnetici, umidità, ossidazione.
Non certo da ieri bibliotecari e archivisti segnalano la perdita di prezioso materiale storico e scientifico, come dimostra l’irreparabile scomparsa di circa il 20 per cento dei dati raccolti sui computer del Jet Propulsion Laboratory durante la missione NASA del 1976 su Marte, Viking. O come il medesimo rischio che si affaccia minaccioso sulle 4.000 “pizze” dei passati censimenti USA, ormai quasi illeggibili e quindi irrecuperabili. Anche i trasferimenti in formati elettronici (è quel che sta avvenendo per il 75 per cento degli archivi del governo federale) non garantiscono affatto che questi possano essere efficacemente consultati da qui al 2010.
Secondo gli esperti, la “tecnologia si muove troppo in fretta: più siamo tecnologicamente avanzati, più fragili diventiamo.”