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Niente nuovo Office per i vecchi Windows

12 Novembre 2002

Niente nuovo Office per i vecchi Windows

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Per far girare la prossima versione dell'applicativo Microsoft occorrer usare Windows 2000 o XP. Upgrade del sistema operativo obbligatorio, dunque, per chi vuole stare al passo con le novit?. Una strategia commerciale rischiosa sia per l'utente, sia per Microsoft. Ma anche per Adobe

Per far girare la prossima versione dell’applicativo Microsoft occorrerà usare Windows 2000 o XP. Upgrade del sistema operativo obbligatorio, dunque, per chi vuole stare al passo con le novità. Una strategia commerciale rischiosa sia per l’utente, sia per Microsoft. Ma anche per Adobe

La decisione di Microsoft di limitare a 2000 e XP le versioni di Windows che supporteranno Office 11, previsto in uscita a metà 2003, mette molti utenti di fronte a una serie di scelte difficili ed è una interessante prova di forza per il colosso di Redmond.

Infatti se volete utilizzare la prossima versione della suite per ufficio di Microsoft e siete fra i tanti (circa l’80% degli utenti Windows, secondo ZDNet Week) rimasti fedeli alle edizioni meno recenti di Windows (95, 98, ME, NT), dovrete giocoforza mettere in preventivo l’acquisto di una licenza di Windows 2000 con Service Pack 3 o di Windows XP, gli unici sistemi operativi sui quali girerà il nuovo Office.

A tutto questo si aggiunge l’introduzione di un nuova tecnologia denominata XDocs, che consentirà di preparare un documento che accorpa testi scritti con Word, spreadsheet di Excel e dati delle altre applicazioni Office in un unico file che funge da modulo elettronico affine ai diffusissimi documenti PDF (Acrobat) di Adobe.

Un bel dilemma

Dal punto di vista dell’utente, soprattutto a livello aziendale, questa scelta di Microsoft (annunciata ma non irrevocabile) è un problema non indifferente. A parte il costo della licenza, aumentato secondo Gartner dal 33 al 107% per gran parte dei clienti aziendali, comporta una curva di apprendimento piuttosto impegnativa. Imparare le novità di una suite per ufficio intanto che si fanno i conti con le novità e le magagne di un nuovo sistema operativo non è l’ideale per chi ha degli obiettivi di produttività da rispettare.

Per complicare le cose, se l’upgrade di Office comporta l’upgrade del sistema operativo, a sua volta l’aggiornamento del sistema operativo obbliga molto spesso all’upgrade dell’hardware, visti i requisiti di sistema di Windows 2000 e XP, ben più imponenti di quelli di 95/98/ME e NT.

Una serie di costi e di ostacoli, insomma, che indurrebbero comprensibilmente molti responsabili di reparti informatici a rinunciare all’impresa e bandire il nuovo Office dai propri sistemi, soprattutto se l’Office attuale fa già quello che serve. Una decisione del genere, però, non fa che rinviare di qualche mese il problema. Da metà 2003 in poi, infatti, non sarà più possibile acquistare licenze per il vecchio Office e quindi non sarà più possibile aggiungere Office a una postazione di lavoro che usa un “vecchio” Windows.

Si potrebbe prendere la decisione drastica di passare a prodotti concorrenti, come il gratuito OpenOffice.org e l’economico StarOffice di Sun, che girano sotto qualsiasi Windows (e anche sotto Linux, facilitando una eventuale migrazione graduale al sistema operativo open source). Queste suite offrono gran parte delle funzioni più comuni di Microsoft Office e permettono di leggere e modificare documenti Word o Excel ottenendo risultati praticamente identici a quelli del software Microsoft.

Ma per molti utenti “praticamente identico” non è sufficiente, perché occorre la certezza assoluta della compatibilità con chi usa i formati Microsoft. Inoltre le suite concorrenti non sono all’altezza del prodotto Microsoft in termini di usabilità e integrazione nel sistema operativo (OpenOffice.org ci mette un’eternità a caricarsi), anche se per l’utente comune che usa esclusivamente le loro funzioni di base sono più che adeguate.

Lo scenario più plausibile, a questo punto, è la nascita di due classi ben distinte di utenti: chi ha la necessità della compatibilità garantita (aziende e amministrazioni pubbliche, per esempio) stringerà i denti e sopporterà la spesa di Office e annessi e connessi, mentre chi non ha esigenze così rigorose mollerà Office in favore delle suite gratuite. Una differenza notevole rispetto alla situazione attuale, in cui il prodotto Microsoft è onnipresente.

Questo non è necessariamente un danno per Microsoft, dato che gran parte dell’utenza non-business usa copie pirata di Office, ma potrebbe rivelarsi un problema a lungo termine: mancherebbe infatti l’abitudine all’uso esclusivo della suite Microsoft che è un ingrediente non trascurabile del suo successo.

Meno crash

Microsoft ci tiene molto ad incoraggiare l’adozione del nuovo Office: la sua suite genera un terzo del suo fatturato, e un calo delle sue vendite farebbe davvero male. Il guaio è che il mercato è piuttosto saturo e da anni i programmi per la produttività aziendale non introducono funzioni veramente innovative che inducano ad acquistarne le nuove versioni, e anzi ne contengono molte che sono un intralcio per l’utente (qui dovrei fare un commento caustico sul celebre fermaglio animato, ma mi trattengo).

Occorre dunque qualcosa che risvegli l’interesse, e non avendo nuove funzioni da offrire, rendere più affidabili quelle esistenti diventa finalmente interessante. Una delle lamentele più frequenti nei confronti di Office è la sua tendenza ad andare in crash proprio sul più bello, con conseguenti perdite di dati e di tempo: limitare Office 11 a Windows 2000 e XP, piattaforme nettamente più stabili dei loro predecessori, sicuramente è un passo notevole verso una maggiore affidabilità oltre a essere una politica commercialmente astuta.

Certo reclamizzare un prodotto dicendo “Si guasta molto meno di prima!” induce inevitabilmente il cliente a chiedersi che razza di porcheria gli è stata venduta fino ad oggi, ma questo è un problema di percezione che affligge tutti i prodotti “nuovi e migliorati”, detersivi compresi: fanno sfigurare la versione precedente. Ma la cosa più importante è stimolare le vendite, quindi un po’ di bispensiero orwelliano non guasta.

XDocs, una scommessa per Microsoft. O per Adobe?

L’altra novità allettante di Office 11 è XDocs. Le malelingue l’hanno già battezzato “l’ammazza-Adobe”, alludendo all’ipotesi che XDocs sia in sostanza una versione Microsoft del popolare formato PDF Acrobat di Adobe, destinata a fargli le scarpe come fece Internet Explorer con Netscape.

In realtà XDocs è concepito primariamente per la gestione dei moduli da compilare online usando i componenti di Office in stretta integrazione con Microsoft Exchange, mentre Acrobat è orientato principalmente alla pubblicazione di documenti non modificabili ma leggibili indipendentemente dalla piattaforma e protetti contro letture e duplicazioni non autorizzate, e ha funzioni di modulistica online piuttosto limitate. Sono insomma due tecnologie diverse con una piccola zona di sovrapposizione.

Tuttavia nulla impedisce di usare XDocs come sostituto del PDF: dopotutto, un modulo online senza campi compilabili diventa un documento non modificabile, proprio come un PDF. Quindi esiste la possibilità che gli utenti Office, trovandoselo preinstallato, lo usino in questa maniera non ortodossa più volentieri del formato PDF, il cui software di generazione va installato a parte.

La naturale pigrizia degli utenti farebbe così estinguere la tecnologia Adobe, che è sì proprietaria ma pubblicamente documentata, per cui è facile supportarla su ogni dispositivo e ogni sistema operativo, a differenza di XDocs (il fatto che XDocs si basi sul linguaggio aperto XML non è garanzia di trasparenza, come dimostrato da qualsiasi pagina HTML generata da Word). La segnalazione che Outlook ora ha iniziato a rifiutare di default gli allegati PDF è, naturalmente, soltanto una coincidenza interessante, ma gli azionisti Adobe sono avvisati.

Anche supponendo che Microsoft non abbia specificamente inquadrato Adobe nel proprio mirino, l’adozione diffusa di XDocs avrebbe una conseguenza gradevole per la società di Redmond: creerebbe appunto documenti online leggibili soltanto con Microsoft Office (e, inevitabilmente, con il futuro Internet Explorer, che presumibilmente sarà l’unico browser a disporre dell’apposito plug-in), escludendo elegantemente la concorrenza delle suite e dei sistemi operativi alternativi e rafforzando la quota di mercato già stratosferica dei prodotti della società di Bill Gates.

Di Microsoft si può criticare certamente la qualità del software, ma non l’abilità nel generare denaro.

L'autore

  • Paolo Attivissimo
    Paolo Attivissimo (non è uno pseudonimo) è nato nel 1963 a York, Inghilterra. Ha vissuto a lungo in Italia e ora oscilla per lavoro fra Italia, Lussemburgo e Inghilterra. E' autore di numerosi bestseller Apogeo e editor del sito www.attivissimo.net.

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