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Neutralità della rete, la trasparenza è fai da te

05 Febbraio 2009

Neutralità della rete, la trasparenza è fai da te

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Diversi segnali fanno pensare che sia in crescita la consapevolezza dei non addetti ai lavori rispetto alla difesa della "stupidità" della rete e alla necessità di una gestione limpida del transito dei dati. Ma ancora la confusione è grande

Se incaselliamo nello stesso quadro tante notizie di questo inizio 2009, emerge un’idea: sarà questo l’anno in cui il tema della neutralità della rete uscirà dall’ambito ristretto dei super-addetti ai lavori, per entrare in quello più allargato degli appassionati di internet (e magari per il 2010-2011 si può sperare nella consapevolezza del grande pubblico). La vicenda che ha coinvolto di recente Google ed è rimbalzata su molti giornali, di recente, è stato solo un primo esempio. Da allora, c’è stato un crescendo: Tele2 è stato il primo operatore multato per filtri al peer to peer. Cox, il terzo provider Usa sente il dovere di dichiarare che da febbraio comincerà a rallentare alcune applicazioni e che questo non viola la neutralità della rete. Sembra un mettere le mani avanti: in precedenza i provider americani avrebbero agito senza prima avvisare gli utenti – e Comcast così ha fatto (di recente ora forse anche con il VoIP, dopo il peer to peer) e quindi è finita nel mirino di Fcc (l’Authority statunitensi delle telecomunicazioni).

Ma la fame di trasparenza monta da ogni dove e non si può certo affidare al buon cuore degli operatori o dalla solerzia delle norme. Ecco perché stanno crescendo, in numero e qualità, gli strumenti online per controllare se il proprio operatore manomette la connessione, facendo prioritizzazione di traffico, rallentando alcune applicazioni. È sorto così Measurement Lab, con una bella collezione di test (dietro c’è, tra gli altri, Google). Ad oggi il test più interessante è Glasnost (“trasparenza”, appunto, in russo; ma è una parola che ha un passato politico, risale alla Perestrojka, ed è quindi doppiamente adatta al tema della neutralità della rete: ne evidenzia la natura prettamente politica, intrisa di poteri e interessi contrapposti). In futuro, annuncia Measurement Lab, arriveranno altri test per la neutralità: significa che è un laboratorio in corso d’opera e che intensificherà i propri sforzi in futuro.

Facendo un riassunto: la difesa della neutralità della rete adesso è affidata al fai da te degli utenti (e nemmeno di tutti: solo di quelli abbastanza esperti da conoscere il tema); negli Usa, può poggiare anche sull’occhio di Fcc. In Italia, al momento, lo spauracchio è al massimo una multa lieve dell’Antitrust, perché l’Autorità garante delle comunicazioni ancora non ha preso posizione. Troppo poco, per un tema che segnerà, con tutta probabilità, le future trame dell’internet mondiale. Le regole, del resto, sono ancora poco chiare e per ora gli operatori che filtravano il peer to peer sono stati colpiti dalle autorità solo perché l’hanno fatto senza avvisare gli utenti. Un difetto di trasparenza, insomma. Non è stata ancora pronunciata una posizione forte a favore o contro questa pratica: il dibattito è aperto, anche perché il concetto di neutralità della rete è pieno di sfumature.

Non ne esiste nemmeno, ancora, una definizione univoca: a che punto l’intervento di gestione dell’operatore sulla propria rete smette di essere normale pratica di quality of service (così la definiscono Cox e altri, anche Tele2 e Wind) e comincia a violare la neutralità della rete? Se con questo termine vogliamo indicare quei principi fondamentali che hanno permesso a internet, finora, di essere un posto aperto all’innovazione e all’ingresso, anche distruttivo, di nuovi entranti.

Per questo motivo, quello che manca adesso è soprattutto un’attività di divulgazione su questo tema, che impatta su tutti gli utenti internet (anche e soprattutto su chi ignora che cosa sia). Lo sta facendo NNSquad, iniziativa lanciata negli Usa e che sta ora ampliando il proprio raggio. Si sta formando, infatti, una sua costola italiana: NNSquad Italia. È una premessa perché la politica e le norme prendano posizione. Per noi, è una questione che potrebbe rientrare nel nuovo piano di regolamentazione delle telecomunicazioni a cui ora sta lavorando l’Unione Europea.

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