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NetCoalition: l’industria Internet alle calcagna di Washington

27 Ottobre 1999

NetCoalition: l’industria Internet alle calcagna di Washington

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Dopo aver conquistato alla grande Wall Street, da qualche tempo le “aziende virtuali” tentano di far lo stesso con l’agone politico in quel di Washington. L’ultima cordata è NetCoalition, avviata …

Dopo aver conquistato alla grande Wall Street, da qualche tempo le “aziende virtuali” tentano di far lo stesso con l’agone politico in quel di Washington. L’ultima cordata è NetCoalition, avviata la scorsa estate da nove delle maggiori entità operanti in Internet (Amazon, America Online, DoubleClick, eBay, Excite@Home, Inktomi, Lycos, theglobe.com, Yahoo!) e sul punto di muovere i primi passi in concrete attività di “lobby” nei confronti dei parlamentari USA. Nelle aule del Congresso girano infatti oltre 75 progetti legislativi mirati a implementare un qualche tipo di norme per il commercio elettronico. Ciò anche sotto la pressione dei commercianti “tradizionali” che non possono o non vogliono saltare online, ma che si sentono sempre più svantaggiati rispetto al regime di “tax-free” di cui approfittano i negozi virtuali.

Chiara la missione di NetCoalition: influenzare le decisioni politico-legislative concernenti lo svolgimento del business online. Ovvero voler mantenere l’attuale scenario privo di tasse e regolamentazioni, nonché impedire operazioni che potrebbero minare la crescita del commercio online. Su tali tematiche, nelle scorse settimane i rappresentati di Amazon e della coalizione hanno avviato una prima serie incontri ad hoc con i vari parlamentari.
NetCoalition raggiunge altre entità che già lavorano nel medesimo ambito; tra queste: Hands Off the Internet, Internet Alliance, OpenNet Coalition e il recente sforzo avviato nell’ambito di Silicon Valley, TechNet.

Maggiori informazioni: http://www.netcoalition.com

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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