Red Hat Inc., la maggiore azienda USA i cui prodotti commerciali sono basati sul sistema operativo Linux, si appresta a fare il grande passo: società per azioni e ingresso a Wall Street. Come ovvio corollario, alcune di tali azioni sono state offerte (in anticipo e a prezzi scontati) ad una nutrita truppa dell’esercito di sviluppatori che in questi anni hanno lavorato volontariamente allo sviluppo del sistema. L’iniziativa però si scontrata contro il solido muro innalzato da E*Trade, la società-broker che gestisce l’intera operazione. Motivo? Molti dei candidati non posseggono i requisiti e l’esperienza normalmente necessari per portare avanti investimenti in queste circostanze.
Secondo il portavoce della stessa E*Trade, il broker è costretto a rispettare i criteri stabiliti dalla National Association of Securities Dealers (società madre del NASDAQ, il mercato azionario riservato ad aziende high-tech e Internet). Criteri che regolano tutte le operazioni al riguardo, finalizzate soprattutto alla prevenzione di “investimenti inappropriati da parte degli utenti.” In pratica, E*Trade si preoccupa di un eventuale fiasco dell’offerta pubblica delle azioni Red Hat, insieme a possibili lamentele inoltrate alla Security and Exchange Commission che supervisione le operazioni e perfino di possibili denuncie per non aver correttamente verificato l’idoneità all’investimento dei primi azionisti. Ai quali non resta comunque che dare tutto il proprio supporto all’avanzare del movimento pro-Linux anche in borsa.