La sentenza di chiusura di Napster, il famoso ex sistemone e pioniere dei software di scambi musicali gratuiti online, è stata confermata in appello. Dunque, ribadito quanto deciso dal tribunale federale americano nel luglio dello scorso anno.
Nella sentenza resa nei giorni scorsi, la corte d’appello di San Francisco ha deciso che la sentenza di primo grado è stata corretta.
Napster, non è era riuscito a porre fine allo scambio di musica protetta dai diritti d’autore, malgrado l’installazione di un filtro sulla sua rete.
Dopo il suo blocco, Napster ha provato a lanciare un sito a pagamento con l’aiuto del gruppo tedesco Bertelsmann, uno dei cinque principali editori mondiali di musica, contando sulla sua enorme popolarità fino a quando era gratuito.
Ma, oltre al gruppo tedesco, nessuna delle altre major ha accettato di autorizzare il sito a utilizzare la musica dei propri cataloghi pagando i diritti. Pensare che, fino a quando era gratuito, il sito attirava fino a 70 milioni di utenti da tutto il mondo.
Non bastasse questo, le cinque majors discografiche hanno deciso di lanciare due diverse piattaforme di musica online concorrenti, che propongono i propri cataloghi sotto licenza a siti a pagamento.