Napster di nuovo davanti alla giustizia americana, ma questa volta su sua richiesta.
Infatti, vuole sapere in che modo conformarsi esattamente all’ingiunzione avuta nello scorso marzo.
Allora, Napster fu condannato a vietare ogni scambio di documenti protetti dal diritto di riproduzione.
Il servizio non si ribella all’ingiunzione ma ha chiesto a una corte d’appello della California di precisare un dettaglio nell’applicazione di questa ingiunzione.
E cioè: le case discografiche devono fornire loro a Napster i nomi informatici dei file musicali che vuole proteggere, o devono fornire solo i nomi delle canzoni e dei loro interpreti?
La domanda non è di lana caprina e la seconda ipotesi viene sostenuta fortemente dalle case discografiche. Napster, ovviamente, propende per la prima ipotesi e vorrebbe obbligarle a indicare i nomi esatti dei file musicali.
Non potendo avere questi nomi, Napster si dichiara incapace di filtrare i file musicali protetti e, dunque, in difetto rispetto all’ingiunzione. Cosa che gli è costata la sospensione del servizio gratuito nello scorso luglio.
Se la corte d’appello darà ragione a Napster, potrebbe dare al sistemone la possibilità di rilanciare una parte del servizio.