Circa il 34 % delle università americane impediscono ai loro studenti e professori di consultare il sito di scambio di file musicali Napster, utilizzando i server dei campus.
Il dato viene fuori grazie a un’inchiesta dell’istituto Gartner, realizzata sull’argomento.
Alla riapertura dei campus dopo la pausa estiva, dunque, Napster pone ancora un certo numero di questioni morali e legali nelle facoltà americane.
Le università si interrogano sulle loro responsabilità eventuali di fronte alle cause in tribunale che Napster sta subendo, a opera dell’industria discografica per violazione dei diritti d’autore.
“Io non vorrei essere un preside di università negligente nei confronti della politica della sua struttura in materia di scambio di file musicali – rileva un analista della Gartner, Robert Labatt – Le battaglie legali potrebbero essere costose”.
Gartner ha realizzato la sua inchiesta in 50 università, pubbliche e private.
Napster è stato vietato, tra le altre, dalle università di Yale, New York (New York University), California del sud e del Texas.
Il sito è autorizzato invece ad Harvard, al MIT e anche nelle università di Stanford, Berkeley, Cornell, Princeton e Boston.