Nel mezzo del furore collettivo sull’intrattenimento digitale, sembra che alcune major vogliano farsi amici i consumatori più appassionati, gli studenti superiori. Più in generale: anziché insistere soltanto sulla repressione continua, l’industria si prepara a innovative mosse di marketing. Siccome addossare ai “pirati” la colpa della crisi del settore non paga, bisogna correre ai ripari non solo in termini di immagine, e proporre opzioni capaci di soddisfare, almeno parzialmente, gusti e abitudini delle nuove generazioni. Ecco quindi l’avvio di diversi progetti-pilota in alcuni college e università statunitensi che offrono download di musica e film tramite la rete interna, pur se con limitazioni varie.
Tra questi, Ruckus è già disponibile in otto istituti selezionati, compresa American University, e offre un numero illimitato di download a tariffa “flat” scelti da una collezione di oltre 525,000 canzoni e 50 pellicole e show televisivi che cambiano a rotazione ogni mese. Disponibili anche film di fresca uscita, quali Spider-Man 2, alla modica cifra di 2,50 dollari cadauno. Invece la University of North Carolina ha ricevuto 150.000 dollari da Sony BMG per organizzare sistemi analoghi in cinque campus, dove il 60 per cento degli studenti usa regolarmente simili servizi. Il mercato potenziale appare infatti talmente cospicuo che le etichette discografiche sono disposte a investire pur di accaparrarselo per tempo. In alcuni casi Sony BMG ha già pagato l’intero semestre di prova e i suoi artisti in catalogo sono presenti in tutti i maggiori servizi online. Né mancano i tipici donatori anonimi, come nel caso della stessa American University di Washington, che coprono tutte le spese. “A un certo punto anche le università dovranno contribuire – spiega però Andrew Lack, chief executive di Sony BMG, la numero uno mondiale – ma per quanto ci riguarda si tratta di fare investimenti per il futuro”.
Al momento questi progetti-pilota interessano alcune decine di scuole per qualche migliaio di studenti e coinvolgono anche nomi già quotati quali RealNetworks e Napster o anche il celeberrimo iPod. Rispetto al quale, lo scorso autunno le 1.600 matricole della Duke University ne hanno ricevuto uno come parte di uno studio atto a stabilirne l’influenza sull’apprendimento dei singoli. Pur se l’anno prossimo il device verrà dato soltanto a chi lo includerà specificamente nel corso di laurea, i docenti si sono dichiarati assai soddisfatti dell’iniziativa. A riprova del fatto che è lecito attendersi l’arrivo di progetti e soggetti di vario tipo in quest’arena calda, avendo come obiettivo non ultimo quello di abituare una fascia di avidi consumatori al download legale e pagato, chiusa la fase sperimentale, le stesse università già contano di richiedere agli studenti abbonamenti compresi almeno tra 5 e 8 dollari mensili.
Come spiega William Raduchel, responsabile di Ruckus Network: “Se i ragazzi si abituano a non pagare per i media, tale abitudine potrebbe persistere lungo tutta la vita”. D’altronde anche gli istituti hanno il loro vantaggio a stare al gioco: attirare un maggior numero di studenti, offrendo loro un’ulteriore opzione per iscriversi a un certo college anziché a un altro. Come avviene al Loyola College in Maryland, che offre brani musicali tratti dal catalogo di Cdigix, nuovo servizio lanciato da Sea Blue Media. E per gli studenti che già trascorrono parecchio tempo nelle stanze dei dormitori alle prese col PC per fare ricerche e presentare relazioni, ovviamente non sembra vero di avere a disposizione “distrazioni” così efficaci e a buon mercato.
Tutti contenti, quindi? Non proprio, visto che non mancano certo problemi e frustrazioni, come sottolinea il lancio dell’Associated Press. Per evitare la scomparsa dei file prelevati e/o il loro inoltro a chi non è iscritto a quell’università oppure non abbonato al servizio, generalmente una volta al mese gli studenti devono riconnettersi al server dal proprio computer onde essere riconosciuti. Nel caso di laurea o di abbandono, tutti i privilegi decadono automaticamente, a meno di non pagare le normali tariffe, più elevate di quelle offerte dall’università.
Altro punto cruciale è quello dell’incompatibilità dei formati, anch’esso tipico delle comuni pratiche industriali (ricordate le vicissitudini tra il Betamax e il vittorioso VHS per le videocassette?). Com’è noto, la maggioranza dei servizi musicali funzionano solo con Windows e non possono essere riversati sui lettori portatili musicali più diffusi, in primis ancora l’iPod di Apple. E se qualche servizio, vedi Cdigix, consente questi trasferimenti, richiede però una tariffa supplementare di 79-99 cent a pezzo. I dirigenti di Sony BMG promettono interventi in tal senso, dato anche che siamo solo all’inizio di questi progetti-pilota. Sempre che gli studenti abbiano la pazienza di aspettare questa e altre migliorie…