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Muore il web, arriva X Internet

18 Maggio 2001

Muore il web, arriva X Internet

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Contro l'odierna staticità online, Forrester Research prevede codice eseguibile usa-e-getta e mini-dispositivi intelligenti.

Meglio battere il ferro finché è caldo. L’antico adagio calza a pennello per un’ulteriore puntata dedicata al dilagare della e-crisi globale. Il dot.com ha smesso di sfavillare e la new economy frena di brutto. Internet stufa e gli utenti diminuiscono (almeno in USA). Ecco ora un’ulteriore ‘bella’ notizia: sarebbe del tutto inevitabile la morte più che prossima del web per come lo conosciamo. Stavolta lo sostiene con risolutezza un’indagine di Forrester Research, secondo cui l’evoluzione in arrivo porterà ad un netto superamento delle limitazioni offerte dai browser attualmente in circolazione. Sarebbe infatti dovuto in gran parte alla staticità di tale software la noia diffusa che serpeggia online. Anche perché, nel caso qualcuno non se ne fosse ancora accorto, da tempo Internet è divenuto sinonimo di Web — ancor meglio se questo si limita a riproporsi nel tipico stile TV.

“Il problema dell’odierna Internet sta nel fatto che è stupida, tediosa e isolata”, spara George Colony, CEO e presidente di Forrester Research. “Notizie d’attualità, sportive e meteorologiche vengono impartite tramite statiche pagine web, offrendo sostanzialmente i medesimi contenuti della carta stampata, il che rende l’esperienza online assai simile alla lettura in una biblioteca polverosa piuttosto che alla partecipazione in un nuovo medium. Ora che la novità va appassendo, consumatori e dirigenti torneranno a leggere i giornali e guardare la TV. Alla fin fine Internet non è riuscita a diventare parte concreta dei nostri mondi reali.”

Che si sia d’accordo o meno con simili posizioni, resta il fatto che ciò porta parecchia acqua al vaso ormai traboccante. Non è certo da ieri che in troppi si lamentano dell’assenza di quell’esperienza assai più coinvolgente, dinamica e immediata che Internet ha sempre promesso. Un’esperienza che a ben vedere affonda le radici proprio nella nascita della creatura voluta da Tim Berners-Lee, ideatore del web allora presso il CERN ginevrino e oggi trasferitosi al MIT di Boston. Allo stesso Berners-Lee proprio in questi giorni — aprendo una doverosa parentesi — viene assegnato il massimo riconoscimento della Royal Society inglese per questo suo lavoro. Insieme a 42 scienziati e ricercatori di ogni parte del mondo, Berners-Lee è stato infatti fregiato della Fellowship della Royal Society, la maggiore onorificenza scientifica britannica. Nel testo ufficiale che accompagna il riconoscimento ci si riferisce al web come “lo strumento che ha rivoluzionato la comunicazione via Internet, consentendo accesso universale all’informazione diffusa sul web, e che ha avuto un profondo impatto economico.”

Tutto vero, lo sappiamo bene. Solo che, tornando a bomba, un siffatto strumento accontenta sempre meno gente. Ergo, insistono gli analisti di Forrester Research, questo web verrà presto rimpiazzato da un’ampia serie di ‘codici eseguibili’ prelevati via download quando e dove occorrono grazie ai milioni di piccoli dispositivi quotidianamente collegati a Internet in ogni casa e ufficio del pianeta. Questa sorta di ‘X Internet’ (per ‘executable Net’, nella definizione dei medesimi ricercatori) sarà quindi composta da leggeri programmi caricati rapidamente in laptop e palmari, prontamente impiegati per l’abbisogna e poi cestinati. Va aggiunto che dovrebbe trattarsi di programmini in libera circolazione e, a ben vedere, della tipica serie ‘usa-e-getta’. Ciò dovrebbe finalmente portare a scenari online immediate e interattive, oltre che tagliati su misura per i vari soggetti coinvolti. Illustra un possibile esempio il direttore delle ricerche per Forrester Research: “Immaginiamo un acquirente che naviga in un complesso marketplace virtuale dotato di interfaccia stile-Doom; grazie a simili programmini, questi potrà letteralmente ‘sparare’ sull’affare migliore. Qualcosa di assai lontano del web attuale.”

Forse meno oscura risulterà ai più la doverosa aggiunta dello stesso: “Ci troviamo come nei primi giorni della televisione, quando le ci si limitava a mandare onda le notizie radiofoniche aggiungendovi le fotografie degli annunciatori.” Altro che new medium, insomma. Ci si auspica quindi il necessario salto verso una nuova fase, grazie anche alla notevole diffusione prevista per la miriade di piccoli aggeggi che consentiranno facile e ubiquo collegamento. Sembra anzi che arriveranno presto mini-dispositivi intelligenti, in grado cioè di “ricevere, analizzare e controllare il mondo reale”. Sempre l’agenzia di ricerche ne prevede ben 14 miliardi in circolazione entro il 2010. Stavolta si parla di “extended Internet devices” capaci di offrire informazione in tempo reale su quel che va accadendo un po’ ovunque, oltre a dotare le aziende grandi e piccole di “nodi e leve” per poter agilmente manovrare i propri business direttamente via Internet. Altro esempio concreto: “Un centro informatico in California potrebbe combinare in tempo reale dati provenienti sia dalla centrale elettrica sia dai consumatori onde poter ridurre il consumo energetico dei condizionatori d’aria allorquando si raggiunge il massimo della richiesta — il tutto ricorrendo a dei semplici extended Internet devices.”

Previsioni troppo futuriste? Forse. Ma almeno, chissà, in tal modo il web potrebbe davvero divenire dinamico strumento di pubblica utilità, oltre che risvegliare l’interesse inter-attivo degli annoiati utenti. Sempre che inserzionisti e corporation permettano, ovviamente.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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