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Morto Pier Giorgio Perotto, il padre del Personal Computer

28 Gennaio 2002

Morto Pier Giorgio Perotto, il padre del Personal Computer

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Si è spento all'età di 71 anni, a Genova, l'ingegnere Pier Giorgio Perotto, l'inventore della "Programma 101", il primo personal computer della storia. E i media italiani quasi non se ne accorgono

Pier Giorgio Perotto era uno di quei personaggi schivi che passerà certamente alla storia per le sue invenzioni, ma senza destare particolare attenzione, senza clamori. Anche la sua morte non ha attirato l’attenzione dei media, che gli hanno dedicato, in questi giorni, distratti e brevi articoli. A conferma di un certo disinteresse e di una preoccupante insensibilità della stampa nostrana nei confronti della tecnologia, ma, soprattutto, dei grandi italiani.

Nonostante ciò, l’ingegnere Perotto, nato a Torino il 24 dicembre del 1930, il suo posto nella storia dell’informatica se l’è guadagnato e con tutti gli onori. È stato lui, infatti, quando lavorava alla Olivetti, a inventare la “Programma 101”, il primo personal computer della storia, e la carta magnetica per la memorizzazione dei dati, autentica antesignana dei floppy-disk. Due invenzione per le quali gli era stato assegnato, nel 1991, dal Museo della Scienza di Milano, il prestigioso premio Leonardo da Vinci.

Pier Giorgio Perotto aveva iniziato la carriera in Fiat. Tra il 1967 e il 1978 era stato direttore generale della ricerca alla Olivetti. Conservava ancora con un non celato orgoglio i ritagli di giornale del “New York Times” e del “Wall Street Journal” che all’epoca avevano descritto la sua invenzione come un’autentica rivoluzione titolando: “Il primo computer per ufficio del mondo”; “Un computer per il lavoro d’ufficio”; “Presto potremo avere un computer in ogni ufficio prima ancora di avere due macchine in garage”.

Una previsione che si è avverata, ma vedendo via via altri protagonisti avvicendarsi sul palcoscenico dell’informatica mondiale. E che questi fossero tutti americani è anche comprensibile. Quello che non è comprensibile è che Pier Giorgio Perotto si sia spento nel disinteresse completo della stampa nazionale. Segno dei tempi. E di un’Italia che, forse, non c’è più. Di un’Italia che versa fiumi d’inchiostro su un qualsiasi singhiozzo di Bill Gates e non si accorge della morte di un insigne compatriota.

La storia

Nel 1964 Pier Giorgio Perotto è docente al Politecnico di Torino e a capo di un’équipe di ingegneri dell’Olivetti che lavora a una nuova macchina calcolatrice. In realtà, si tratta del primo personal computer della storia. Viene battezzata, “La Programma 101”, al femminile, un gioiello tecnologico che viene presentato a New York nell’ottobre del 1965. Sul mercato esistevano in quegli anni due tipi di strumenti di calcolo: le calcolatrici da tavolo meccaniche, in grado di eseguire le quattro operazioni, e i primi elaboratori elettronici: enormi macchine costosissime, ingombranti e da programmare in linguaggio macchina. “La Programma 101” era il primo strumento al mondo che potesse offrire le prestazioni di un elaboratore con la semplicità d’uso di una calcolatrice. Per l’ingresso e l’uscita dei dati veniva utilizzata una cartolina magnetica che poteva fungere anche come memoria permanente. L’impresa più difficile era stata quella di creare un linguaggio macchina semplificato. Dopo molte prove, il gruppo di ricercatori arrivò a elaborare un sistema di sole sedici istruzioni molto intuitive, una sorta di Basic “ante litteram”.

L’Olivetti in quegli anni aveva però abbandonato l’elettronica, lasciando al gruppo guidato da Perotto un compito di pura ricerca. Nonostante ciò, “La Programma 101” fu un successo commerciale e ne vennero prodotti 40 mila esemplari. Il successo convinse l’Olivetti a rientrare nell’elettronica e per un lungo periodo il glorioso marchio di Ivrea fu uno dei protagonisti della scena internazionale. La storia recente è nota a tutti e i commenti a un’uscita di scena poco gloriosa possono oggi apparire superflui.

Non è superfluo, invece, sottolineare, ancora una volta, come il nostro Paese si sia presto rassegnato a un ruolo da gregario nel mercato dell’informatica, svendendo rapidamente e senza troppi pentimenti, le proprie conoscenze e le proprie aziende. E, purtroppo, anche i propri ricordi.

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