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Monti si smarca dalle decisioni della giustizia americana su Microsoft

06 Novembre 2002

Monti si smarca dalle decisioni della giustizia americana su Microsoft

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Archiviata la pratica Microsoft al di là dell’oceano, gli avversari-concorrenti del gigante del software guardano all’Europa come ultima barriera allo strapotere del monopolista mondiale.Qui, infatti, si sta consumando il secondo …

Archiviata la pratica Microsoft al di là dell’oceano, gli avversari-concorrenti del gigante del software guardano all’Europa come ultima barriera allo strapotere del monopolista mondiale.
Qui, infatti, si sta consumando il secondo “processo” a Microsoft aperto dall’autorità europea antitrust, guidata dal commissario italiano Mario Monti.

Abbiamo già scritto come la Sun Microsystems, ad esempio, faccia conto sulla UE per smontare il monopolio Microsoft e sia pronta a collaborare con la commissione europea.
Ma quest’ultima come ha reagito alla sentenza pronunciata dalla giudice federale Colleen Kollar-Kotelly?

Ufficialmente la commissione, per bocca di Mario Monti, non tira nessuna conclusione e spiega che le due azioni, quella americana e quella europea, sono diverse.
“Il nostro caso è relativamente differente dal punto di vista dei fatti”, spiega la portavoce di Monti durante un incontro con la stampa e ricorda che l’Unione europea ha “proprie regole”.

Dunque, la commissione si smarca dalla decisione della giustizia americana.
“Vedremo in quale misura sarà significativa in rapporto al nostro caso – dichiara la portavoce – se questa avrà importanza”.

La Commissione europea aveva aperto nel 2000, un’inchiesta anti-trust contro Microsoft, sospettata di approfittare della sua posizione dominante nel campo dei sistemi operativi per micro-computer per tentare di controllare anche il mercato dei software per server.

Una nuova indagine era stata aperta nell’agosto 2001 per la posizione dominante di Microsoft nei server di gamma bassa.
In questo caso, poi, la commissione sospettava l’azienda americana di “legare” illegalmente il suo software Media Player al sistema operativo Windows, impedendo ai costruttori di personal computer e agli utenti di “scegliere realmente i prodotti che preferiscono avere sui loro computer”.

L’inchiesta è stata farcita da una serie di strani fatti (lettere di sostegno al gruppo americano, poi smentite) e ancora non si sa quando verrà conclusa.
La commissione da ampia possibilità alle parti di esprimere il proprio punto di vista e le proprie ragioni, cosa che “prende tempo” come ha detto la portavoce, aggiungendo che da aprile l’anti-trust europeo ha riesaminato il caso in funzione delle diverse risposte e che stanno per terminare le valutazioni del caso.

Sullo stesso tenore della Commissione, anche le reazioni della CCIA (Computer and Communications Industry Association) che dichiara che la sentenza del tribunale americano “non porta risposte” alle questioni sollevate dalla commissione europea.

La decisione del giudice, secondo la CCIA, non prende in conto le perplessità europee sui problemi di interoperabilità dei server.
Dunque, le decisioni della giudice non aiutano in nulla la commissione, soprattutto per quanto riguarda l’incorporazione sistematica in Windows di nuovi software Microsoft a danno dei concorrenti.
Secondo la CCIA, la giudice non ha preso in carico questi dubbi e ha rinviato il loro esame ad “altre procedure”.

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