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Molte luci e qualche ombra per l’attivismo politico via Internet

30 Settembre 2003

Molte luci e qualche ombra per l’attivismo politico via Internet

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Come, quando e perché i movimenti sociali online vanno modificando il significato di attivismo e community, identità collettiva e cambiamento democratico

“L’attivismo online solleva questioni nuove relative all’organizzazione politica e al cambiamento sociale. Oltre a documentare le nuove forme di attivismo offerte da internet, questo volume esamina le teorie concernenti strutture organizzative, identità collettiva, leadership e il contesto delle varie questioni politiche. Questo libro costituisce una raccolta interdisciplinare per l’esame critico di un’ampia serie di movimenti.”

Ripreso dalle note introduttive, quanto sopra fotografa perfettamente senso e portata di questa vitale antologia dedicata al cyber-attivismo globale. Per la prima volta vengono presentati e analizzati nel loro insieme una serie di scenari (case study) relativamente recenti in cui l’attivismo socio-politico ha imboccato con decisione la strada digitale. Ancor prima che in quanto strumento di critica, il volume s’impone per l’ampia e al contempo dettagliata panoramica su un mondo fatto di persone d’ogni provenienza animate da azioni e obiettivi comuni, un ambito tanto variegato quanto spesso dimenticato, o peggio oscurato, dai media mainstream, come pure semisconosciuto al grande pubblico.

Grazie all’attenta osservazione e alle puntuali analisi di professori e studenti universitari, esperti e sociologi, l’antologia ci guida all’interno di situazioni cruciali per l’attualità globale e alcune assurte a una certa notorietà, almeno a livello generico. Tipo l’informazione aperta veicolata dal giro Indymedia oppure le cyberproteste contro la World Bank o ancora il variegato network a supporto del movimento Zapatista. Tutte occasioni ideali per costruire aggregazione a livello globale, per dar man forte alle tradizionali manifestazioni di piazza, per creare le condizioni verso cambiamenti sociali concreti e tutt’altro che virtuali.

Diviso in tre sezioni, “Cyberactivism” si focalizza sui movimenti cyber-sociali emergenti online, sulla teoria dell’attivismo via internet, sull’integrazione del digitale in specifici ambiti aggregativi. Spaziando così su una varietà di casi emblematici: gli studenti del movimento anti-globalizzazione, i gruppi femministi, le proteste degli ambientalisti, l’uso del web per l’attività di Amnesty International. Né mancano i saggi che pur partendo da eventi reali, finiscono per spostarsi su posizioni più squisitamente teoriche, come la classificazione delle varie forme di attivismo online proposta da Sandor Vegh. Il quale propone tre aree generali per tale classificazione teorica: consapevolezza/sostegno, organizzazione/mobilitazione, azione/reazione. Sintetizzando: “Questa tipologia enfatizza la direzione dell’iniziativa — qualcuno che invia o riceve delle informazioni, si invita a darsi da fare, si dà inizio a un’azione o si reagisce a un’altra. Questi sono i passaggi successivi di un attivismo online che muove dalla ricerca e distribuzione di informazioni di base per passare all’azione diretta online, meglio noto come hacktivism.”

Pur sfiorando a tratti un tono accademico fine a se stesso, la raccolta compie un ottimo lavoro nel documentare e scandagliare tra le pieghe del cyber-attivismo progressista, movimentista, “di sinistra”, come fa notare nello stimolante epilogo David Silver, fondatore del Resource Center for Cyberculture Studies operante la University of Washington Washington. Ma al di là di sofisticate forme di “online culture jamming” espresse da tali situazioni, si farebbe un disservizio pubblico mancando di compiere le medesime ricerche per il cyber-attivismo delle corporation, dei think-tank para-governativi, “di destra” insomma. Un ambito che, sottolinea ancora Silver, ha conquistato molto spazio su internet a partire dall’11 settembre 2001 e i cui protagonisti si dimostrano tutt’altro che sprovveduti, sia a livello tecnico che informativo e aggregativo. Senza dimenticare un altro tipo di critiche all’effettiva efficacia del cyber-attivismo, in particolare nel caso ad esempio di petizioni o appelli vari, che spesso danno l’illusione di servire a qualcosa ma che invece finiscono per produrre maggior inezia nel quotidiano reale dei singoli.

In attesa dunque di vedere sbocciare altre centinaia di fiori simili a “Cyberactivism”, rimane vitale seguirne con attenzione i saggi presentati onde dotarsi innanzitutto di un solido background storico-sociale per meglio inquadrare le tensioni dell’attualità globale. E di questi tempi non è certo poco. Ma ancora: fatto forse ancora più importante, i testi offrono quegli stimoli operativi e culturali necessari per muoversi verso il cambiamento sociale, dal proprio quartiere al resto del mondo — qui & ora.

Cyberactivism: Online Activism in Theory and Practice
Edited by Martha McCaughey & Michael D. Ayers
Routledge, 2003, pg. 310
$ 19.95, ISBN 0-415-94320-5

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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