La musica sul web alimenta sempre molte discussioni. Lo spirito di grande libertà che anima gli utenti e gli operatori di Internet sembra fare spesso a pugni con la tutela delle opere dell´ingegno. Download, file sharing, peer-to-peer, sono termini ed espressioni che fanno ormai parte della nostra quotidianità tecnologica e che rappresentano fenomeni di dimensione e di portata sempre più ampie. Esperti di diritto, addetti ai lavori, tecnici di ogni tipo, guru di Internet, utilizzatori, case discografiche; tutti a dire la loro, tutti a esprimere la propria opinione sul fenomeno della musica sul Web e, in particolare, sul cosiddetto download selvaggio. Fenomeno controverso, quello del file-sharing, che suscita pareri discordanti e che secondo alcuni arriverebbe a mettere in serio pericolo la sopravvivenza stessa dell´intero sistema produttivo musicale. Secondo altri invece potrebbe addirittura a favorirne la crescita, garantendo visibilità e quindi ritorni economici agli artisti e alle loro case discografiche.
Che cosa ne pensano i diretti interessati, gli artisti? Qual è l´opinione di cantanti e cantautori in merito? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Mingardi. Ne è uscita una chiacchierata frizzante, pungente, durante la quale il cantautore bolognese ne ha avute per tutti. Eccovi i passi salienti. L´intera intervista è disponibile anche in podcasting utilizzando il player (oppure il link per scaricare il file Mp3) a fondo pagina.
L´enorme espansione di Internet e della banda larga ha contribuito in maniera determinante alla diffusione di musica sul Web. Il fenomeno del download illegale sembra sempre meno controllabile. Come si pone il cantautore Andrea Mingardi dinanzi a un così discusso fenomeno?
È un fenomeno di portata mondiale. È difficile avere la piena comprensione di quanto sta accadendo. Di certo si tratta di una pratica che avvantaggia le grandi etichette mondiali, che sanno bene come la musica, in termini di fatturato, conti molto poco rispetto alla vendita di riproduttori, di Cd vergini, di supporti e di tutto quel che vi gira intorno. I grandi gruppi non fanno fronte comune dinnanzi al fenomeno del download selvaggio perché se perdono da un lato, guadagnano molto di più dall´altro. Anche i grandi artisti se ne infischiano, probabilmente pensando al fatto che i loro maggiori introiti derivano ormai dai concerti, dai live. Il problema della tutela dell´ingegno e dei marchi copiati, tuttavia, non investe solo la musica ma ogni settore. Non ci riescono nemmeno le grandi case della moda ad arginare il fenomeno. Sarà difficile che ci si riesca in campo musicale. Io, personalmente, di questo fenomeno penso tutto il male possibile, ma mi sembra che quelli che gridano allo scandalo siano proprio certi addetti ai lavori, quelli che – come dicevo prima – fanno finta di dispiacersi ma poi mungono il muscolo creativo degli autori.
Lo scorso anno, ai microfoni di Zubar, dichiaravi che la musica è nelle mani dei non musicisti. Di chi è la colpa? Cosa si può fare per riportarla nelle mani di chi la scrive?
È in atto una vera e propria truffa culturale. Sembra che ci sia una sorta di manovra volta a mortificare il talento dei cantanti veri, che vengono sempre più mescolati a orde di veline, presentatori, imitatori, comici e altri, senza tenere per nulla conto di ciò che significhi esercitare la professione del musicista. Se guardi l´ultima edizione di Music Farm, con tutto il rispetto per chi lo ha prodotto e per chi lo conduce, ti accorgi di come sia stata messa in atto questa truffa culturale. Se pensiamo ai tanti cantanti o cantautori italiani di importanza storica, i partecipanti a Music Farm non potrebbero nemmeno aprire bocca. Tuttavia i media truffano gli ascoltatori, già disorientati, presentando questi cantanti come dei grandi personaggi. Questo conferma come la musica non sia più in mano ai musicisti ma a dei faccendieri circondati da sponsor a caccia di audience.
Stanno nascendo su Internet etichette discografiche il cui modello economico è davvero suggestivo: musica venduta in download, prezzi decisamente bassi, ricavi ripartiti a metà con l´autore. Ti piace l´idea? Non potrebbe essere un modo per iniziare a riportare la musica in mano ai musicisti?
Credo che il problema più grande sia il controllo. Pensiamo all´iPod. Negli Stati Uniti si grida al miracolo; la gente acquista brani singoli in misura sempre più ampia. Ma chi controlla il numero dei download? Chi controlla che i diritti siano ripartiti equamente tra tutti gli autori, anche tra quelli meno conosciuti? Il problema non è il sistema ma, lo ribadisco, il controllo. Secondo alcuni, certe etichette discografiche importanti, in passato, sono addirittura arrivate a dichiarare agli artisti appena il 50% del venduto reale. Sembra duplicassero le matrici dei dischi. Questo ci fa comprendere come non ci siano adeguati sistemi di difesa, di controllo.
Secondo te in che modo internet sta cambiando e cambierà lo scenario della distribuzione mondiale?
In teoria Internet avrebbe dovuto rappresentare un grande vantaggio, ma non sembra essere così. Internet sta aumentando la forbice tra i grandi artisti e quelli meno noti. Attraverso Internet gli artisti meno famosi non sembrano avere quei vantaggi che ci si auspicava. Anche le etichette cosiddette indipendenti, che puntano sull´autopromozione attraverso Internet, non paiono avere risultati economici significativi. Alcuni, anche grandi artisti come Prince, hanno tentato strade di questo tipo ma poi si sono dovuti ricredere. Probabilmente il mercato non è ancora maturo o, più semplicemente, il panorama della promozione e della distribuzione è ancora monopolizzato e i nuovi fanno molta fatica a emergere.
Quali sfide si presenteranno, dunque, agli artisti di lunga data come te?
Io lavoro molto nel live, anche all´estero. Molte mie canzoni hanno avuto numerose traduzioni in tutto il mondo. Inoltre ho da tempo delle joint con artisti di portata mondiale, quali per esempio i Blues Brothers. Con loro ho ottenuto risultati molto importanti. Questa è per certo una strada da percorrere. Anche perché, diversamente, promuovere i soliti dischi significa investire molti soldi e, fare anche i conti con chi, ahimé, monopolizza il panorama della promozione. Se non sei nelle grazie delle tre o quattro persone che comandano, emergere, promuovere i tuoi pezzi diventa molto dura.