Jeffrey Lee Parson, l’adolescente americano riconosciuto colpevole di avere infettato 48.000 computer con una variante del worm informatico Blaster, non dovrà pagare 500.000 dollari di risarcimento a Microsoft, secondo quanto annunciato dal numero uno mondiale dei software, che ha raggiunto un accordo in forma amichevole con il giovane.
Parson dovrà invece effettuare 225 ore di lavori socialmente utili, oltre alle 100 ore già previste e alla pena di un anno e mezzo di reclusione. Dopo aver scontato la pena, sarà poi messo sotto sorveglianza per tre anni.
Il giovane, lo scorso anno, è stato giudicato colpevole di avere creato una variante del virus Blaster, che ha infettato diversi computer a metà 2003 e ha preso di mira alcune macchine di Microsoft. Parson lo ha utilizzato per accedere a 50 computer, punti di partenza per un attacco contro più di 48.000 macchine.
Intanto, Microsoft prosegue la lotta contro il phishing. Nei giorni scorsi ha infatti depositato 117 denunce per frode bancaria online contro amministratori di siti Internet che il colosso del software accusa di partecipazione ad attività di phishing.
Gli autori di questo tipo di frode si fanno passare per una banca o un ente creditizio, poi inviano milioni di e-mail per chiedere agli internauti di aggiornare le loro coordinate bancarie su falsi siti Web, riuscendo a carpire informazioni riservate.
Microsoft spera che le sue denunce, depositate nello Stato di Washington, permettano di evidenziare gli eventuali collegamenti a livello mondiale tra i vari autori di phishing, per scoprire i responsabili su vasta scala.
“Dobbiamo lavorare insieme per fermare questi specialisti della frode, che si servono di Internet come un uno attrezzo per truffare gli utenti”, ha dichiarato in un comunicato Aaron Kornblum, avvocato di Microsoft.
L’azione di Microsoft ha ricevuto il sostegno della Federal Trade Commission, l’autorità americana della concorrenza, e della National Consumers League, un’associazione di consumatori.